208 S. MARTINO DI MURANO. e versatile, nato per essere il primo in questa lode se tanto di ozio e di vita avesse avuta che gli era richiesto, ammirava in esso la eccellenza in ciascuna maniera di verso ('304). E infatti quanto fino e perfetto fosse il giudizio del Navagero, e come difficile assai fosse nel contentarsi de’ suoi scritti, si può anche dedurre dal gittare eh’ e’ fece, come si è detto, sui fuoco le cose sue, e fra queste le Selve già dettale in gioventù ad imitazione di quelle di Stazio (305), e puossi dedurlo fors.e anche dall’annuale sagrificio che solea fare a Vulcano di alcune copie di Marziale (306). La sua, dirò così, incontentabilità fu eziandio cagione clic agli amici suoi assoggettasse tal fiala i suoi componimenti per averne un parere, (307) come a lui assoggettavan alili le proprie cose, onde avvenne che alcuno, per quanto corre voce, abbia approfittato di essi nelle sue lucubrazioni (308); tale altro poi, raccolto quanto dalla viva voce del Nava-gero aveva udito in familiare ragionamento, ne stese un riputatissimo dialogo, inessi in bocca dell’interlocutore Navagcro gli stessi suoi sentimenti (309). Egli è certo poi che la bellezza de’ versi latini del Navagero invogliò taluni non solo a ristamparli più volle e in parecchie occasioni (310), ma altresì ad imitarli, a tradurli o a parafrasarli in italiano (311), e che qualche sfaccialo se ne valse facendosene autore (312). Fin qua si è esaminato il buon gusto del Navagero nello scrivere Ialinamente: or diremo delie cose italiane di lui sì in poesia, che in prosa, a noi pervenute; delle quali non credo che, lui vivente, sia stala divulgata alcuna colle stampe. Parlando primamente delle poesie (313) il giudizio del Tiraboschi non è così favorevole come delle latine: abbiumOj die’egli, alcune rime del Navagero le quali, benché abbiano i loro pregi, non mi pajono nondimeno tali da stare al confronto delle latine (314). Il Morelli poneva unito al Bembo nelle poesie italiane il Navagero perchè al pari di lui imita il Petrarca giudiziosamentej e con invenzioni spiritose a’suoi versi dà vigore e grazia (315). Anche il Meneghelli riflette, che se il Navagero non ebbe propizie al pari di quelle del Tebro le muse dell'Arno, pure non gli furono avare di qualche favore; e se non agguagliò nel volo il cantore di Sorga, rai-fronlato però cogli altri imitatori del pfi. trarca sembra che più gentili riescan le forme, più disinvolto ¡’andamento, più caldo il colorito (316). E quanto alla ortografia si dà al Navagero, come al Bembo, la gloria di averla tolta dalla primitiva sua rozzezza (317). Qui poi somma lode è dovuta al Na-vagero per aver fatto conoscere P armonia del verso italiano endecasillabo a Giovanni Boscan poeta spaglinolo illustre; il quale confessa avernela appresa dal Navagero (318). E venendo alle prose italiane, abbiamo il suo Viaggio in Ispagna ed in Francia, il quale, molli anni dopo la sua morte trovatosi fra le sue carte, fu dato alle stampe (319). Questo scritto non presenta, diceva il Volpi, nè acume d’ ingegno, nè bellezza di locuzione, nè lume di elocpienza; è un semplice memoriale steso dal Navagero, come suol farsi, di giorno in giorno, per propria regola, senza pretensione di mercar lode o stima, e senza, forse, pensare che un dì potesse venire alla luce. Ma se questo libro manca di pregio dal lato della distribuzione e dello stile, esso però è interessantissimo per le cose che contiene, e per la erudizione che vi mostra 1’ autore osservatore minuto non solo di quanto spelta al materiale delle città e delle provineie, ma eziandio di lutto ciò che concerne l’antica e la moderna geografia, la antiquaria, la storia naturale, 1’ agricoltura, la botanica ec. delle quali scienze era il Navagero, non meno che dell’altre amantissimo. E in tulle coteste descrizioni fa vedere non solo la sua vasta cognizione, e la sua prodigiosa memoria, ma eziandio la sua critica nello esporre sopra varii e disparati oggetti i suoi ragionamenti (320). Poco o nulla però conliensi in questo Viaggio toccante la parte politica, e le sue negoziazioni, giacché questa era ex professo da lui citata nei Dispacci de’quali già a lungo abbiamo parlato. Relative a tale viaggio sono eziandio le Lettere sue all’amico Giambatista Ramusio', imperciocché in esse dà ragguaglio di que suo viaggio di Spagna; e queste raffrontate col Viaggio ne ripetono in sostanza nioll£ cose; delle quali Lettere il Volpi dava 1° stesso giudizio che del Viaggio, cioè non ¡scorgersi in esse acume d'ingegno, bell^:(l