S. GIOVANNI BATTISTA DI MURANO. 379 è cerio che la veneta famiglia AMÀDI diede » memoria che essendo giovanetto, recitava parecchi distinti, alcuni de’ quali qui, giusta » a mente qualsiasi predica, che avesse una il mio costume, piacemi di ricordare, tanlo » volta udita. Si addottorò nelle Leggi in più volentieri quanto che m’è dato di po- » Padova nel -1545. Scrisse molte opere iu ter aggiungere a quel poco che ne disse il » diverse materie, tra le quali un libro di Mazzuchelli. » Versi latini, uno di Rime Toscane, ì'Astro- 4. « Francesco f. di Agostino q. Pietro » logo dialogo, e le Regole della Lingua volti Amadi (1) fu uomo dottissimo. Fiuo da » gare, ove insegna una nuova invenzione » giovanetto fece stupire ciascuno colla » di compor versi in lingua italiana con la » prontezza del suo spirito. Fu di sì tenace » misura de’latini (2). Fu accademico di tre e Pietro Amadi: il qual Michele del 1579 in occasione della guerra contra i Genovesi prestava 5500 lire, come scrive il Galliciolli a p. -181. del Voi. II. delle sue Memorie, ove di S. Maria di Murano. Il non esservi scolpito P aggiunto di cavaliere o altra indicazione onorifica mi fa sospettar dell’errore; ed anche l’essere con varietà registrata tale iscrizione nel Codice Palferiano (circa -1650) in questo modo: SEPOLTVRA DE SIER Ml-CHIEL AMADEI FRANCA PER LVI E PER LI SVOI HEREDI AN. 4 263 Secondo la lezione del Barbaro fu stampala quell’ epigrafe per la prima volta da Matteo Fanello a p. 50 della seconda edizione delle sue Notizie istoriche geografiche di Murano. (Venezia Sa-vioni. 4797. 42); ma egli non dice di averla veduta, anzi la trae da un manoscritto del-1’ Archivio di Santo Stefano di Murano. Venne ristampata dall’ Ab. Moschini a p. 47 della Guida di Murano 4808, che non la vide, e I’ ha consona alla lezione del Fanello ch’è la stessa del Barbaro non del Palfero - Barloiommeo Gamba la riprodusse a p. 42 della Serie degli Scritti impressi in dialetto Veneziano (Venezia Alvisopoli 1832-12.) dandocela come la più antica iscrizione sepolcrale in Veneziano in cui si vegga scolpito l' anno ; ma non la vide certamente, chè anzi trascrissela dal Moschini errando poi nel dire che leggesi nel pavimento della Chiesa di san Stefano di Murano. Tutti questi (tranne il Palfero) non fecero ■che copiare il Barbaro, cosicché non ci resta che la sua autorità sofiolta, se vogliamo, quanto al secolo, da quella del Palfero. Questo è ben ad osservare, che tanto per le predette nozioni dateci dal genealogista Barbaro, quanto per 1’epoche del decreto 4 287, e dell’epigrafe 1269 (se ambedue sono veridiche) indubitato sarebbe che una famiglia AMA-DI era in Venezia assai prima che ci venisse la casa dello stesso cognome da Lucca insieme coll’altre a perfezionare fra noi l’arte della seta; il che fu del d 509-1310 e seguenti, siccome è nolo, e meglio ne sarà dall’ Opera che sta scrivendo ¡1 chiariss. mons. Telesforo Bini, la cui prima parte è anche alle stampe col titolo : I Lucchesi a Venezia. Alcuni studi sopra i secoli XIII e XIV (Lucca, Berlini 1855-8.) — E la seconda uscì in questo anno 4 856. (1) Il presente articolo si trova nella suddetta mia cronaca dei Cittadini di seguito a quanto avea scritto Marco Barbaro, poiché vedesi quelle notizie essere stalo compilate da varii. L'Abate Jacopo Morelli a p, 9. 40. 11. della Parte II. della Biblioteca mss. di Tommaso Giuseppe Farsetti ^Venezia 4780-42.) Io ebbe per la prima volta pubblicato, specialmente per far vedere quanto male a proposito il Mazzuchelli aveva collocalo Francesco Amadi nel novero degli stampatori. L’Abate don Pietro Bettio vice Bibliotecario della Marciana lo ristampò, premettendolo all’Operetta dell ’Amadi intitolata Dialogo ilella Lingua Italiana edita per le nozze Comello-Papadopoli. ^Venezia 4821. %). Si noti però, che l’esemplare ond’ essi copiarono disse a torto essere Francesco figliuolo di Luca Amadi, mentre risulta dal copioso albero, che di tale cas’a abbiamo, essere figlio di Agostino q. Pietro. (2). Qui dalla Cronaca si ricordano varie opere, e conviene esaminare — De’ versi latini non ho traccia. -— Quanto alle Rime abbiamo due suoi sonetti nelle Rime di Quinto ■Gherardo Veneziano impresse in Roma nel 4 338-8. in commendazione di esse Rime, come accenna il Mazzuchelli. Egli poi raccolse e dedicò le Rime del Broccardo e d'altri autori ^cioè Nicolò Delfino, e Francesco Maria M ilza. Venezia 1558. 8.) a Giovanni Legge ; ma