S. MARTINO DI MURANO. 295 volgarizzamento dell'Ad Gelliam rmticanlem, num. XXVI. =: Giambatista Vicini tradusse 1 egloga lolas, num. XXVll, e inserilla a p. 1 del libro Enloghe di alcuni de migliori poeti latini del *1400 e 1500 in verni sciolti tradotte. Parigi (Venezia) 1764. 8.' =: L’egloga Da moti, num. XX, fu recata in verso italiano per le nozze del nobile Gasparo Pasini colia- nobile Maria de Brandis, e dedicala a Monsignor Claudio D.r Pasini proposto della Cattedrale di Asolo e fratello dello Sposo (Bassa-no 1805. in 8.° ) sr II poemetto L'ombra di Fanzo del l’iinbiolo inserito nel T. 111. delle sue Opere contiene il sunto di varii epigrammi latini del Navagero =: Nella Raccolta di Poesie per le nozze Bellati-Mezzan (Fellre 1818.4.°) a p. 49 vi e versione falla dall’Ab. Giuseppe Pulieri dell'epigramma del Navagero f ola reiteri num. XIII. ~ Una parafrafi ddl’EIegia al Torre Veris descriplio, num. XXV. fu fatta dal dottore G. B. di Castelfranco e impressa per le nozze Borgognoni-Poppali ( Padova. Seminario 1825. 8.° con dedicazione del traduttore in data 29 giugno di dello anno 1825 ) =: L’Epigramma E[ gelidus fons, num. IX, e la suddetta elegia al Torre, num. XXV. furono elegantemente pure tradotti dal parmigiano Angelo Mazza, ed inseriti anche a pag. 117 del Tomo II. del Parnaso de5 poeti anacreontici, ediz. seconda. (Ven. Orlandelli 1826 ) nel qual Tomo a p. ,129 sta una versione fatta dal Canonico Agostino Peruzzi Anconitano dell’altro epigramma De cu-pidine et Htjella, num. XXI, la quale versione era già stala inserita a p. 75 del Tomo 5 della prima edizione 1818=: Tengo fra’ manuscritti autografi del letterato nostro Francesco Negri la versione da lui falla di alcuni epigrammi del Navagero in vario metro, con quella grazia che ognuno in lui conosceva; c sono principalmente quelli a’numeri della Cominiana edizione == XXVII sr XXIX r: XXX == XXXIl rr XXXIII = XXXIV s= XXXVI == XLV s Nella Biografia Universale all’articolo Navagero Andrea si indica che alcune delle poesie erotiche di lui furono trasportate in francese da E. T. Simon de Trotjes. (512) Costui fu Don Giovanni Grisoslomo Scarfò. La cosa fu già scoperta da D.GaelunoVolpi, il quale a p. 127-128 della Libreria dei Polpi e Stamperia Cominiana (Padova 1756) nell’esaminare il Libro: Delle poesie varie del padre Maestro D. Gio. Grisoslomo Scarfò ec. Venezia 1757. 4.°, disse in genere, che poesie latine furono dallo Scarfò rubate anche al Navagero (giacché avea rubale c latte, sue anche le rarissime Tra-goediae Vili. Coriolani Martirani ec. Neapoli 1556. 8.°); ma non ¡specifica quali. Ho confrontai^ l’opera dello Scarfò colla edizione Cominiana 1718, e trovo — A pagina 7t dello Scarfò è rubato l’epigramma num. I. Aspice magna Ceres, e fu dallo Scarfò dedicato praeclarissimae ac doclissimae mulieri Alotjsiae Bergalli Fenetac poe-tices tum latinae tum italicae peritissimae =: Alla stessa p. 71. è rubato l’epigramma num. II. Attrae quae levibus, con qualche cambiamento cd è dedicato eruditissimo atqne sapientissimo Petro Antonio Bergalli Feneto = Alla stessa pag. 71. si legge l’epigramma num. XXXVIII. Nil lecitili, cambialo solo il nome Jhjella in quello di Clara che lo Scarfò finge ninfa r: Alla pag. 52 l’epigramma num. IX. Et gelidus fons è tal quale usurpato dallo Scarfò. (515) Le Rime italiane del ¡Navagero. cioè sei composizioni soltanto di lui, slamparonsi per la prima volta nel libro primo delle liime di'diversi. Fcnetia. Giolito MDXLV. 8.° Di queste sei composizioni, e di altre poche vennero falle in seguilo più ristampe già dal Volpi notate a «p. 428. Ma il Volpi stesso riproduceva più corrette e nitide tutte le allora conosciute rime del Navagero da pag. 275 a pag. 285. in numero di dodici, cioè quattro Sonetti, selle Madrigali, una Ottava. Posteriormente al Volpi altre ristampe si fecero o in lutto o in parte, e nella Collezione del Gobbi (Voi. I. p. 257. Baseggio 1759. 12.°) e nelle Rime Oneste del Mazzolcni ( lle-mondini. T. I. p. 29 ). Nel Tomo XXXII. del Parnaso Italiano pubblicato da Andrea Rubbi (Ven. Zalta 1785 a p. 74 ) è il Madrigale numero VI.: Donna de'bei vo-str'occhi; madrigale celebrato assai dal Muratori nella Perfetta Poesia (,libro 4.