290 S. MARTINO DI MURANO. /' ,•. . . . .. • . / d’Alviano ss Finalmente il frammento al num. XLVII. p. 224, che, comincia Salve, cura Daini manifesta l’allegrezza che provò 1’ autore nel rivedere la patria dopo In legazione a Cesare. (299) Tirahosclii ove dell’opere del Navagero ( Leti.® Ital.® T. VII. pagine 1861. ediz. Veneta 1824-25 ). (300) Morelli ( Dissertazione della Cultura della Poesia presso li Veneziani. Operette T. I. pag. 214. Venezia 1820). • (301) Menegh'clli (Elogio di Andrea Navagero - p. 90-91. Opere scelte. T. III. Padova 1843 ). (302) Bartolommeo Ricci ( Lfb. II. de Imitntione - edit. Manut. 1545 pag. 38 t.° -p. 40 t.° ) Ma (pianto al Borgctto, dirò che Lodovico Castelvetro (Opere varie critiche ec. Berna. Foppeus. 1727 4.° p. 83-84 ) ride di molte cose scritte da Bar-tofommco Ricci ne’ tre libri de hnUalione, e spezialmente per quella tenzone così al lurgo distesa e tanto da lui commendata dell'Epigramma di Andrea Navagero : Borgetlus lepidus Catellus ille. Egli ristampa questo epigramma e quello del Passere di Catullo, e dice che gli scherzi de! cane Borgetto del Navagero essendo comuni ad ogni cane verso i loro padroni, non meritano che se ne debba far memoria come cose maravigliose e preporli alle novità del Passere Catulliano. E con-ciiiude doversi preferire i! poetico modo di Catullo : Tua ntinv opera meae puellae fendo turgiduli rubent ocelli, al prosaico, sazievole e comune di Andrea Navagero: Cui prò deliciis jocisque longufn heu desiderium lui relivquis. E quanto al Damali, Giulio Cesaie Scalìgero ( Poetices 1594 p. 796 Libro VI. ) lodando lo stile generoso del Navagero, trova che Teologa ad Julium Poniificem, cioè quella intitolata Damon, tninus suavis est 1lihil enim affert novi quod excitet. (303) Lilio Gregorio Gira Idi (Discorsi intorno ai Romanzi. Venezia. Giolito. 1554. p. 174 ). (304) Bernardino Partenio ( Lib. 11. de Imilatione poetica. Vencliis. Avnncius. 1565. p. 55 tergo ). E nel lib. III. p. 70 ove conferma con esempli tratti dalle poesie del Navagero che alla scelta delle parole si aggiunga l’ajuto delle figure. (305) Vedi la precedente nota (298. a.). L’epigramma comincia : Uas, Vulcane, dicat Silvas Ubi villicus Acmon. - • • (306) Anche qui sorge quistione con qilale intendimento il Navagero bruciasse le poé-sie di Marziale ; cioè se per la impurità dello stile, se per la disonestà della materia, se per li sali pungenti di cui sono asperse, o in fine se per celia e capriccio il facesse. Il primo, per quanto credo, a narrare Ja cosa è Paolo Giovio (Elogi a. 1545. pag. XX!XVIÌI. Navagero Cominiano 1718) » Eodem quoque praestanti » judieio quum Epigrammata lepidissime scriberel, non salsis aculeatisque linibus, » sed tenera illa, et praedulci prisca suavitate claudebat; adeo MartiaH severus » hostis, ut quotannis stalo die musis dicalo, multa ejus voluminaj, lanquam im-» pura, cum exsecratione Vulcano dicarentur. » ss Giammatteo Toscano ( Peplus Italiac. Lutetia^ 1578 p. 44-45.) ha un epigramma che attribuisce il motivo alla licenziosità della materia : IIic Aavgerhis ille Martialis lascivi petuluntiam pero-siti = Il Muratori nella Perfetta Poesia (Veti, 1724 T. I. p. 429) facendo qualche giunta all'aneddoto diceva^ »che nel di della sua nascita il Navagero adunali gli » amici suoi a solenne banchelto_, dopo la mensa in un rogo a tal line apprestato » bruciava tulli i libri di Marziale che egli aveva potuto raccogliere, e in abbru-» ciondoli dicea di fare un sagrilizio alle Muse. » E motivo di ciò, dice lo stesso Muratori., essere stalo lo smoderato affetto ch’egli portava al puro slil Catulliano al quale sofferir non poteva che da tante persone si anteponessero gli studiali concetti di Marziale ss II Tiraboschi (Leti. T. IL p. 127) premessa l’osservazione che nel secolo XVI. iti cui, a cornuti parere, regnava in Italia il buon gusto della lingua latina, non facevasi conto di Marziale, ritiene il vero molivo di tale bruciamento