S. MARTINO DI MURANO. 167 1. MDI • DIE XVII . IVLII . I R. DOMINVS FRANCISGVS RVBEVS ARCHIDIACONVS TOR-CELLANVS AG REGTOR ET PLEBANVS HVIVS PAROGHIALIS EGGLESIAE SANCTI MARTINI GONGESS1T ET RENVNGIAVIT IPSAM ECGLESIAM DOMVM LOCA ET 1VRA IPSIVS EGGLESIAE REVERENDIS MONIA-LIBVS QVAE EODEM ANNO GOEPERVNT AE- dificare monasteri vm obtenta vnione DICTAE EGCLESIAE ET IVR1VM A SEDE apostolica vt apparet in scriptvris AVTENTIGIS IPSIVS MONASTERI! . PRIMA ABBAT1SSA FVIT R. D. SOROR MARIA MERLINO. Questa epigrafe era nel breve atrio il quale conduceva alla chiesa. Io non la vidi e la traggo dal Cornaro (Eccl. Tore. Pars I. p. 220). FRANCESCO ROSSI o DE RUBEIS che abbiamo accennalo nel proemio, Arciprete di Castello e notajo si rammenta piovano di questa chiesa di S. Martino nel 1465. Dopo averla retta per oltre trentasei anni, cioè nel 1501 minacciando essa di rovinare, ed egli vecchio e povero dimezzi non potendo provvedervi, bramava che vi fosse qualche religiosa famiglia che volesse conservare il luogo a maggior gloria di Dio e a maggior decoro della città. E avendo inteso che MARIA MERLINI monaca nel monastero di Santa Cattarina di Venezia, donna di sperimentata virtù e pietà, cercava di stabilire in qualche nuovo chiostro l’istituto di San Girolamo da essa professato, il Rossi esibì a lei la chiesa e le vicine fabbriche per la fondazione del nuovo monastero, col patto che a lui piovano e a’ successori fossero assegnate sufficienti rendite pel loro mantenimento. Intanto Maria, cui altre pie vergini eransi unite nel divisato proposito, ordinò che si restaurasse la chiesa e si edificasse il convento. Ma perchè questa nuova fabbrica ricevesse forma legale di cenobio, se ne implorò la facoltà da Alessandro VI, il quale con Bolla 1501 15 aprile commise a’ delegati apostolici il vescovo di Nicosia allora dimorante a Venezia e 1’ abbate di San Tommaso de’ Borgognoni^ che previe le occorrenti informazioni, e l'assenso del vescovo di Tornello e del piovano vivente, fosse permessa l’instiluzione del mo-nasterOj potesse in esso recarsi la Merlini colle altre vergini, e vi fosse ella la prima badessa. Poscia Giulio II di consenso del-l’ancora vivente Rossi e de’ parrocchiani unì al cenobio la parrocchia, col patto, che morto il Rossi, restasse libera alPabbadessa e alle monache, ne godessero i frutti e i proventi, e potessero per mezzo di un vicario perpetuo fare esercitare la cura del-l’anime. Vedi quanto si è detto nel proemio. Ignorasi in qual tempo sia defunto il piovano Francesco Rossi. Della famiglia MERLINI veneziana ho parlato nelle epigrafi della chiesa di S. Giovanni in Olio; e qui ricordo un altro Francesco Merlini che del 1545 era notajo al magistrato dell’Avvogaria. Ma quegli che si distinse fu frate Vincenzo Merlini pur veneziano e figlio del conveuto de’SS. Giov. e Paolo, il quale dopo essere passato per li varii onorevoli gradi dell’ Ordine conseguì la laurea nell’Università di Padova, ove avea studiato anche sotto Francesco Securo da Nardo (Francisco de Neritonio) napoletano. Nel 1491 rimasta vacua nella detta Università la cattedra di teologia per la partenza di frate Lodovico Valenza il quale andava a Roma procuratore generale dei suo Ordine, il Merlini fu uno de’ proposti a coprirla; se non che la maggioranza de’ voli del Senato elesse fra Rernardo da Genova, elezione però, che per qualsiasi motivo andò a vuoto. Ma se allora non ottenne il Merlini la cattedra di teologia, ottenne peraltro circa il 1495 quella di metafisica poco prima dimessa da fra Tommaso de Vio da Gaeta, poscia Cardinale, come attesta il Facciolati nel volume secondo de’ Fasti a p. 99, e il Contarmi nelle Notizie storiche de’professori nello Studio di Padova scelti dall’ Ordine Domenicano (Venezia 1769, 8.° a p. 151). Morì il Merlini nel suo convento di Venezia l’anno 1502 a’29 (forse) di luglio (1), (0 L’ab. Morelli in un rass. intitolato: Inscriptiones Fr. Desìderìi Lignaminei patavini (di cui qui sotto dirò) ha letto a p. 4° seguenti parole: Fincenlius Merlinus Fenelus Provinciali* Terrae Sanctae