Si rabbrividisce al pensiero. Ma giova sapere e notare anche questo. Trecento carcerati in 16 piccoli vani. Di solito i carcerati stanno in piedi ed in piedi dormono. I locali sono lastricati con pietre. I locali sotterranei sono camere di supplizio medioevali ove gocciola continuamente acqua lungo le pareti. Ivi alcuni detenuti restano 3, 10, 15 ed anche 30 giorni. Il nutrimento consiste in un piccolo tozzo di pane. Molti sono i fanciulli dai 12 ai 15 anni. Di notte su di essi si commettono nefandi delitti di libidine. Alle donne si promette la libertà a turpi condizioni. Si elude l’articolo di legge sul ricorso entro i tre giorni. La « Glavgnacia » (nome di tale prigione) è tuttavia il massimo sacrario di Belgrado, il suo « noli me tangere ». Nella « Glavgnacia » sono attualmente detenute circa 300 persone, in 16 piccoli locali, di cui ognuno contiene circa 20 persone. La stanza in cui fu rinchiuso ii Jevgievich era tanto stretta che tutti stavano sempre in piedi e così anche dormivano. Il giorno appresso il Jevgievich fu trasferito in una stanza più grande, ove gli sono succedute orribili cose. Non appena si mostrò alle porte i carcerati per delitti comuni, insieme ai quali fu posto, gli gridarono: «Mani in alto». Ciò era il grido d’assalto per spogliarlo degli indumenti che aveva addosso, per spartire il bottino fra di loro, perchè faceva molto freddo. Regna in queste prigioni il colmo della miseria per cui l’uno aggredisce l’altro; ciò che fa scomparire dall’ambiente qualsiasi attributo umano. Il nuovo venuto, uomo assai robusto, si mise al muro e coi pugni minacciosi gridò : « Chi mi avvicina lo ammazzo ». Ciò lo salvò. Poi si seppe adattare all’ambiente e gli alrri presero a benvolerlo : spartiva 116 -