S. ANDREA DE ZIRADA. 155 trìci ed Incanaresse, Rimettine, Imbarbares-se e Gropparesse 5500. Maestri fuori d’impiego 79. Ascende la somma totale 6544 — Telaj in lavoro di ragione de’ mercanti 701 e de’ Testori 224 — Senza lavoro 552. Nè dispiaccia di somministrare la spiegazione di alcuni de’nomi premessi. Lazzariole intitolavansi le donne intente ad alzare alcuni fili chiamati laszi nell5 atto in cui il tessitore passava le manette o navicelle. Invia-resse, pulivano la vergatura dell’ordimento. Dinaresse e anche Binaresse, pulivano le trame dai rocchelli in più numero di fili. Spo-line, apparecchiavano le spole per tessere. Orditrici, componevano la quantità de’ fili. ( Tali quantità nomavansi portate. Erano a tenore della qualità del drappo ). Incanaresses donne impiegate a trasportare sui rocchelli una parte di seta dalla matassa. Rimettine, che passavano gli ordimenti nelle maglie, nei liscj, e nel pettine. Imbarbaresse, componenti i lassi secondo il disegno. Groppa-ressei, che ingroppavano un ordimento con un altro. Aggiungansi Levaresse, quelle che trasportavano sulle corde il disegno fatto prima sulla carta. Sarebbe cosa opportuna aggiungere alcuni di colali nomi al Dizionario del Veneziano dialetto di Giuseppe Boerio. Alle notizie estratte da’detti due volumi mss. e da altri libri, e contenute nell’ Opera del Rossi mss. intorno alle Leggi e a’ Costumi de3Veneziani, aggiungerò altre che vengonmi somministrate dal mio Codice compilato posteriormente alla metà del secolo scorso XV11I intitolato Storio, e in formazioni sullo stato delle arti e mestieri Veneziani. Vi si dice che il numero de’mercatanti da seta descritti nell’Officio era in tutti di 62; cioè fabbricatori num. 52, venditori e non fabbricatori num. 14; non esercenti num. 16. La guerra fra la Porta e la Moscovia portò una improvvisa sospensione delle commissioni per il Levante; con ciò l’incaglio e ^arenamento di una gran parte dei lavori. Alcuni Testori si disfecero de’loro telaj ; alcuni disertarono dal mestiere; chi si gettò ad altre professioni; chi alla questua; ed il disordine si fece sentir in tutti gli ordini degli operaj delibano e dell’altro sesso. La deviazione de’Capi-maestri portò la minorazione degli allievi. Molti si alienarono dal- l’iniziar i loro figli in un mestiere che loro sembrava incerto, e non atto a dar loro sussistenza. Vero è che si rimise buona parte del commercio, ma non fu rimesso il numero degli operaj e mancarono particolarmente le Lazzariole. I Telaj andaronsi correggendo a merito della pubblica beneficenza, e sotto la direzione del Durant. Si è introdotta una nuova montadura sull’ esempio di quella di Francia. Si fece acquisto della cognizione di alcuni lavori che prima non si aveva; si studiò di migliorar gli stessi soliti comuni Telaj, sia per la facilità del lavoro, sia per renderlo più scelto. De’pettini vi fu bisogno sino a che vissero i due [artefici Domenico Vassalli fiorentino^, e il Terabin, eh’essi ne lasciarono un numero ragguardevole di fabbricati. E sul timore ehe coir uso e col tempo si consumi un capitale sì prezioso studiò l’Officio di sostituire a’defunti altri fabbricatori, e furono due artefici capaci e per I’ acconciamento e per la fabbrica. Quest’ arte ( la cosa è notissima, pur la ripeto ) fece vedere la sua magnificenza allorquando ebbe luogo il solenne ingresso delia principessa Morosina Grimani cioè nel dì 4 maggio 1597. Imperciocché nelle stanze de’ Signori di Notte al Criminale, le quali erano nel corridojo detto dell’Avogaria nel Palazzo Ducale, avevano i Testori de’panni di seta posto due gran pilastri, con un grosso architrave sopra, coperti di panni di seta, e d’oro, di colori diversi, in forma dì portone, e dalle bande del corridojo, lunghi teli di raso giallo e di damasco cremesino, e dentro nell’Officio, un fornimento di tela d’oro pieno di cordelle d’argento, con fregi lavorati d’argento e d’oro, avendo coperta la tavola dell’ argenterie con tabi d’oro, tutto disegnato, con un gran fregio attorno di tabi (T argento, pieno di fogliami di seta verde e d’oro; cosa certo superbissima da vedere; siccome leggesi al foglio 2 della Lettera nella quale si descrive Vingresso nel Palazzo Ducale di quella principessa, scritta da Giovanni Rota. (Venetia MDXCVII. 4.) L’inscrizione de’ Testori posta in cotale occasione fu questa: MAVROCENAE . GRIMANAE . DVCISSAE . VENETIARVM . SERICAR1I. TEXTORES . SVO .IN .DVCARIVM .ADVENTV. HILARES . AVREIS . SERICISQVE . PANNIS . ATRIVM . EXORNARVNT.