204 S. MARTINO DI MURANO. Siedette intanto fra’ Savii di Terraferma, la qual carica, come si è dello, cragli stala conferita assente; e la coperse lodevolmente fino al giorno 9 gennajo 1528 (cioè a stil comune 4 529 ) nel quale venne eletto Amba-sciadore ordinario in Francia appo il re Francesco 1. Non essendo peraltro allora partito per la nuova sua destinazione, ebbe frammezzo altri onorevoli incarichi quale Savio di Terraferma (280J. Era già manifesta l’intenzione del re di nvover guerra a Cesare. Quindi sorse tra’Senatori diversità di opinioni circa alla commessione da darsi al Navagero, cioè se esortare dovesse il re alla spedizione in Ispagna, oppure ad impiegare in Italia quegli eserciti che aveva per la Spagna disposti. Alcuni tenevano che non fosse cosa sicura il distogliere il re dall’ idea di attaccare gli Spagnuoli; altri invece credevano più sicuro che il re si occupasse interamente nell’Italia ove era la sede della guerra. Gli oratori variamente opinanti furono, Luigi Mocenigo, Giovanni Delfino, Marcantonio Cornaro. Finalmente quasi a voti concordi si convenne nel sentimento del Delfino e del Cornaro; cioè, che il Navagero procurasse di persuadere il re Francesco ad abbandonare il pensiero della spedizione di Spagna, e a non diminuire, anzi ad accrescere le sue forze in Italia, e venirvi in persona. Ma intanto che preparavansi le analoghe commessioni all’Ambasciadore Giustiniano, e al successore Navagero, vennero dispacci del Giustiniano per li quali si seppe che il re, cangiato parere, aveva stabilito di attraversare la strada d’Italia alTImperadore, e provvedeva ogni cosa adatta al suo più pronto passaggio in Italia. Avute tali notizie, il Senato ordinò al Navagero, ch’era già partito per la sua destinazione, di fermarsi in Francia come Ambasciadore presso Lodovica madre del re, e quel regio Consiglio, e all’Ambasciadore Giustiniano di seguire il re in Italia. E siccome segretamente sussistevau trattative di pace tra il re e Cesare, così il Senato dava istruzioni agli Ambasciadori suddetti di sottoscrivere l’accordo, ove questo fosse di comune consentimento abbracciato dagli alleati (281). Ma per ragguagliare quanto il Navagero operò anche in Francia, estrarrò, come feci, riguardo alla Spagna, però assai più brevemente, da'dispacci suoi, questi pure inediti, e nel precitato Codice contenuti (282). Partito dunque il Navagero nel 2 marzo 1529 da Venezia, scriveva sotto il dì undici aprile 1529 ch’era a Burgos, e dava laude di persona sapien. tissima e praiichissiina e diligentissima nelle cose della Signoria al più sopra accennato Sebastiano Giustiniano Ambasciadore inFran-cia in cambio del quale andava il Navagero. Lasciata Burgos, ar.rivò a Bles (nel 13 dello stesso aprile), e quivi trovò che il re era alla caccia con Madama, e con alcuni della Corte; e seppe che quando andava alla caccia non voleva per causa alcuna essere sturbato, tanto più trovandosi in mezzo a selve dov’ egli appena aveva una camera, e Madama un’altra; e il rimanente della Corte slava come poteva. Ebbero finalmente tanto il Navagero che il Giustiniano udienza dal re; e gli esposero che per rimediare al tutto, e finire una volta la guerra, bisognava cominciar da Milano, giacché senza di questo non si sarebbe potuta far l’impresa di Genova, la quale, siccome era a credere, non avrebbe potuto resistere in alcun modo. E per dar forza al suo ragionamento, il Navagero espose al re. — Che la Signoria aveva iu ordine più di ottomila fanti, oltre la bellissima gente d’arme, e più