S, MARTINO DI MURANO. 181 che speravano che da se stesso la moderasse in gran parte (90). A’ tre dell’ottobre 1525 giunse in Toledo Madama d’Alanson, incontrata dall’Imperatore fiuo alla piazza; ma senza ambasciadori e con poca compagnia. A’ quattro fu Madama a Sua Maestà, e gli richiese la sorella regina di Portogallo per moglie al re cristianissimo (91). Cesare rispose che d’uopo era primamente intendere qual fosse la volontà della sorella; la quale richiesta da Madama disse, sè esser pronta a’ comandi de//’ Imperadore suo fratello (92). Ciò malgrado Cesare rispondeva, sè avere promessa la sorella ai Duca di Boybone, c voler attender la promessa. In questo frattempo, cioè tra il 5 e il 10 ottobre 1525 giunto era a Toledo col legalo Pontificio, Messer Nicolò Trapolino (93), il quale essendo nuovo alla Corte, e non sapendo quel che siu lo stentare colà, iacea tulio che poteva presso S. M. a favore dei fuorusciti; ma però con poca fortuna. Vennevi anche Messer Giovanni Lascari (94) collo stesso legato, per persuadere la guerra conila i Turchi. Adi 14 detto Madama d" Alanson, senza aver concluso cosa, pigliata licenza dall’Imperadore, parti. Cesare l’accompagnò lino fuori della porta> poscia andò di lungo per un’altra strada alla caccia selle leghe lontano da Toledo, e fu detto che v’andava per mostrar che poco curavasi della liberazione del re; e qui FOrator veneto rifletteva, che avendo Cesare il re prigione poteva mostrar a suo talento di curarsi poco d’ogni cosa; ed essere ragionevole che i francesi tornerebbero molte volte a tentar ogni via per poter riscattare il loro re (95). In mezzo alle delte trattative continuavan sempre le riduzioni del Consiglio circa alla pace, ma nulla conchiudevasi; però fra le condizioni principali dicevasi essere: che la Borgogna sia liberamente restituita a Cesare: che venendo Cesare in Italia ad incoronarsi il re di Francia paghi la metà dello esercito che piacesse all’ Imperadore menar secOj e gli dia tutta l’armata di mare: che il re lasci tutti gli amici collegati e confederati suoi, e non possa aver altri che quelli che piacessero a Cesare : il quale ultimo capitolo assai disonesto era per li francesi parendo che il re con ciò si mettesse in ¡schiavitù, e dovesse dimenticarsi di chi servito ed aju- tato lo avea. Ma già noto era che sotto quel capitolo inteudevasi che il re abbandonasse la protezione di Roberto della Marchia (96), e del Duca di Gheler (97j, ciò che i francesi non avrebbe;- fatto giammai; e anche con quel capitolo si mirava ad escludere il re d’Inghilterra che col re di Francia aveva fatla la pace. Colloquii eranvi pure col Pontificio legalo, intorno alta lega^ e col Gran Cancelliere, il quale tornando sull’argomento dei danari da darsi in luogo di gente, e dei beni de’ fuorusciti richiesti da Cesare.; diceva al Navagero: La Signoria non vuol far cosa buona. Foi volete star a vedere quel che si fa di qua, e su ogni avvantaggio. Avvertile pure che quando poi vorrete i parlili3 non li potrete avere, Maravigliatosi il Navagero di cotali parole, sebbene conoscesse che il Gran Cancelliere gentilissima persona e di molta discrezione, pure quando si metteva una fantasia in testa era tanlo fermo che alcuno non avrebbe potuto rimovernelo, rispose, che le cose domandate di restituire i beni ai fuorusciti, e di dar danari iu luogo di gente per la difesa dello Stato di Milano, non potevansi dalla Signoria concedere. E negando che i fuorusciti fossero senza colpa, come a torto sosteneva il Gran Cancelliere, il Navagero osservava che coloro disobbedirono a’ proclami della Repubblica, nè si sono mossi a seguire l’esempio di molli i quali per questa via aveano riavuto il loro, perchè ricorsero in tempo ad implorar grazia alla Signoria. Ma • essi ostinali fino all’ ultimo, vollero esser tenuti per innocenti e pretendevano riavere ciò che secondo le leggi di tutto il mondo era stato giustamente alienato, e pervenuto in mani private : e tanto meno, che già la Signoria aveva esborsati i cinquemila ducati, come crasi nella Confederazione solennemente conchiuso ; il perchè non occorreva più parlarne, come cosa consumata non solamente allora per mezzo di Girolamo Adorno (98) e del Protonota-rio Caracciolo, ma confermata dappoi dal Vicere. E passando ad altro discorso il Gran Cancelliere diceva all’ Orator nostro, che se si facesse la lega col Papa, e altri per le cose d’Italia, e della cristianità, e che bisognasser danari, è certo che anche la Signoria vi dovrebbe contribuire, giacché