S. MARTINO DI MURANO. 273 nella Biblioteca del fu Conle Girolamo Contarmi, passali alla Marciana fino dal-1843, e a lui comunicali da Gianibalista Lorenzi, clic colle sue ricerche nella Marciana Libreria rendesi utilissimo agli studiosi delle cose Veneziane. Io tengo autografe deU’Ambasciador Sebastiano Giustiniano diecinove lettere date da Poissy, da Me-luiij da Parigi, da Ambuosa (Ainboise) dalli 3 settembre 1528 alti 2 maggio 1529, dirette a Francesco Contarmi Veneto oratore appo Mons. di Lautrech, e appo Mous. di San Polo al Campo, o a Valenza, o dove sarà (ubi sii); interessanti tutte perchè narrano delle intenzioni del re, de’ movimenti e della posizione dell’ armate ec. (256) Dispaccio da Parados 27 settembre 1527. — Quanto all1 Abbaiino o Abatino, o Abballino, scriverai il chiarissimo Sig. Conte Carlo d’Arco, che della famiglia Abati di Mantova fu un ramo che si denominò degli Abadini o Abatini, d a cui discese quegli che da un decreto di Federico Marchese di Mantova del 5 agosto 1523 egli trova nominalo Speclabilis Raptista fil. quondam D. Maphei de Abatibus cancellarius iioster dileclissimus il quale nel libro degli Stipendiati dai Signori Gonzaga è detto Baptista Abati diclo lo Abadino al 1554. Questo Ballista ebbe carica di Cancelliere^ poi di Segretario Marchionale, cd infine di Consigliere Ducale; ed è quello qui ricordato dal Navagero e anche dal Castiglione (Lettere Voi. I. sotto gli anni 1522-1523-1524) come spedilo dal Marchese al Cardinale de Medici in Roma, e a’papi Adriano e Clemenlc per pagare le genti del Marchese colà stazionale, e per altre iucumbenze. Quanto a Paolo Luzzasco piacerai di riferire ciò che ci serba il Sanuto^ estraendone il sunto da’ suoi Diarii (*). (*) Paolo Luzzasco Veronese, uomo assai valoroso nell*armi, già bandito da quella Città e dal territorio, erasi acconciato per luogotenente di Giovanni de Medici, e nel novembre imi, scudo lungo il fiume Oglio fu preso da’ Veneziani, e spezialmente dalla compagnia di Messer Farfarello; ma, mentre Io si. conduceva prigione, fuggì-dalle loro mani, siccome ebbesi per lettera de’dieci di quel mese di Batista Martinengo a’ Rettori e al Provveditore generalo di Brescia. Passato a’ servigi del Duca di Mantova, come Capitano di cavalleggieri usciva di Pavia per opporsi a’Francesi nel i5a5; e nel seguente i5»i era con i Oo cavalli nel Campo Cesareo, avendo investito e reso prigioniero un corpo d’armata nemica nella campagna di Garlasco ( Cariate? ), secondo che ìilevossi da Relazione di Pietro Pesaro stato preveditore generale in campo del giugno di quell’anno. Frattanto nell'agosto successivo fu assolto il Luzzasco dal bando, e concessogli un salvocondolto affinché liberamente potesse visitare i suoi di Verona. Nel 15a5 in data a marzo scriveva egli da Pizzighettone al Marchese di Mantova le notizie di quella campagna, e i movimenti eh’ egli divisava di fare. Altre imprese narraronsi di lui, venuto alle mani cogli Spagnoli e cogli Alemanni ne’mesi da luglio a settembre i5sG e nel febbiajo i5a-] (stile romano) sì in una sortita verso Piacenza c nella riportata vittoria; sì in una zuffa sostenuta contra i nemici verso il fiume Trebbia nel ducalo Parmigiano. Era a Itoma colla sua compagnia nel 15a-j, quando ebbe la compiacenza di assicurare nel giugno di quell’anno la vita al famoso storico Francesco Guicciardini che fino dal i5a6 era stalo eletto luogotenente generale dell’esercito di Santa Chiesa, cd ecco come. Il Conte di Cojazzo, o Gaiazzo (cioè Galeazzo Sanseverino) condottiero di genti d’arme vedendo di non essere pagalo dagli Imperiali, cui serviva, abbandonolli e passava nel campo ecclesiastico co’ suoi. Non avendo danari per pagarli, disperato si recò la notte del 3 giugno 15aall’alloggio del Guicciardini con intenzione, niente meno, di ucciderlo. Entralo nel padiglione, vedutolo dormiente, mulo consiglio, lo svegliò, e chiescgli, con minaccie, allora allora quattrocento ducati pel sovraddetto motivo. J1 Guicciardini non tardò ini momento, e fecegli sborsare dal suo tesoriere la somma. Il Conte la mattina del 4, all’alba si pose in via con quindici bandiere di fanti, dei quali la maggior parte era di Quelli del suenunciato de Medici, a quali altri aggiunse. Ma non contento del ricevuto danaro, erasi il Cajazzo fermato a certo luogo appresso Sultri aspettando il Guicciardini per torlo di vita. Ne fu questi avvisato a tempo, e ne voleva fuggirò al Duca, e al Conte Guido Rangone-, ma Paolo Luzzasco ch’era con lui, assecurollo che non temesse, che non l’avrebbe giammai abbandonato. Ed avvisata la compagnia sua, volle che non si scostasse mai dal Guicciardini ; anzi ito a parlare a’Capitani de’fanti nuovamente stipendiati da’fiorentini piegolli a far sì che non venisse assassinato quel Guicciardini dal quale eran essi pagali, flisposcro unanimi, che più tosto che tollerare tal atto, pronti sarebbero essi stessi a morire; e insieme col Luzzasco proseguirono lor viaggio. Ciò pervenuto all'orecchio del Conte Cojazzo pensò per lo migliore di voltar altrove, e mettere in casa, come si disse, il signor Sigismondo da Kimini, e poscia andarsene alla volta di Parma. Tutto ciò è narrato in una lettera di Benedetto Agnello Oratore del Marchese di Mantova datata dal Campo della lega