584 S. GIOVANNI BATTISTA DI MURANO. Slefano, si nota che del 4 459 fra la Compagnia della Calza chiamala d¿Fedeli, i quali avevano per insegna la Calza destra di scarlatto e I’ altra mezza gialla e mezza azzurra, nella quale entravano dieci de’prinei-pali gentiluomini popolari (cioè non patrizi, abili al maggior Consiglio), erano due di Casa Amadi cioè ms. Francesco Amadi de ms, Agoslin capo della Compagnia, e ms. Piero Amadi de ms. Alvise (Codice mio num. 2979) Credo poi che questo Francesco Amadi sia autore di una Storia di Cipro che abbiamo nel Codice CLVII della Classe VI fra gl’ Italiani nella Marciana, in fol. del secolo XVI intitolalo : IIistoria del Regno de Cipro de Francesco Amadi Dolore C. et C. (cioè Conte Palatino e Cavaliere). Essa comincia ; Dicono le auliche historie che nel tempo de Eraclio. Continua fmo aldi93, poi ripiglia fino al 4 44i, finendo colle parole : adi . . . frever vene in Cypro Madama Helena Paleologo da la Morea et si marido con el dillo re loan-ne ad . . . del ditto mese. Vedesi giù essere una copia, e con lacune. La dicitura è italo-veneta. Al di fuori è detto sullo schenale AMADIO, (non AMADI). E a questo medesimo Amadi è forse ad attribuirsi un epigramma ricordato a p. 490 del Volume III delle Lettere di Apostolo Zeno, ediz. 1752 con queste parole : Bellissima è la scoperta da Lei (cioè da Giannandrea Barotli cui scrive 44 giugno 4758 ) falla intorno alla Commedia dei Menecmi di Plauto volgarizzata dal duca Ercole I. comprovata dall' Epigramma di Fi-an-cesco Amadi il qual non so chi sia, quando non fosse uno degli ascendenti di Francesco Amadi Cittadino Veneziano, persona letterata e vivente verso il 1540 (I). 4. Francesco Amadi, del confine di Santa Marina (diverso da quest’ultimo) fu figliuolo ( dice la ripetuta Cronaca ) di Giovanni il Cardinale (che nella sua gioventù ebbe moglie Giulia di [linieri Zeno patrizia veneta) il quale fu ne* primi anni allevalo col padre nella Corte Imperiale, poscia ritornato in pairia prese moglie Elena Badoara pure d’illustre veneta famiglia che fu la più bella donna di Venezia a' suoi tempi, e conosciuto dal Senato per soggetto valoroso ed intelligente fu mandato nel 1406 a Federico e Leopoldo arciduchi d’Austria coi quali per suo mezzo fu conclusa la pace, e confederazione, e negli stessi tempi fu spedito al Vescovo di Trento per altri importanti negozii ; il che tutto appare per lettere del Collegio e del Senato Veneto. Da costui furono donali diecimila ducali alla Confraternita del Volo Santo de’ Lucchesi per la fabbrica dell’ Albergo loro appresso a’Servi, e si vede la sua memoria in San Michele di Murano con queste parole : MAGNVS ET PRAECLARVS V1R FRANCISCVS AMADI CIVIS YENETVS QVI OBHT ANNO MCCCCXXI1I. Di tutte queste notizie date sulI’Amadi dal- fosse stato alloggiato. Resti poi nella fede della Cronaca stessa il dono del papagallo e la Lettera relativa che lascia con punti anche incerta la data. (1). Quanto alla notizia che ci verrebbe data dall’Epigramma dell’Amadi penso che ci sia equivoco : imperciocché lo stesso Barotli nelle Memorie Storiche de' Letterali Ferraresi (\o\. I. edizione seconda. Ferrara 1792. 4. a p. 116) parlando di Ercole I. d'Esle conferma che questo Duca,. privo di lettere, ma amantissimo di lettere, faceva tradurre da uomini dotti varie Commedie degli antichi, e faceva a sue spese con grande magnificenza rappresentarle, » perchè non pure il duca ma tutto il resto degli spettatori potessero intenderle e goderne. » Quindi, se anche i Menecmi, còme prova il Barolti, dal I486 al 4 495 vi furono compresi, convien dire che l’Epigramma dell’Amadi avrà commendalo il Duca come mecenate non come traduttore. Tale è anche il sentimento del. chiarissimo amico mio Monsignore Giuseppe Anlonelli canonico e bibliotecario di Ferrara, cui ho comunicala la cosa. Egli in data 15 Agosto 1855 mi rispondeva che ¡1 Barotli, scrivendo allo Zeno nel 4738, mostrò di avere interpretato male un passo della Cronaca Ferrarese dello Zambotto che fu testimonio a quella Rappresentazione. Ecco il passo : « 4486 adi 24 Zenaro il marti. Lo ¡limo ducila nostro andò incontra con tuli li soi col texani al illu. Marchexe de Manloa, il quale vene a Ferrara per vedere rapresentare una comedia la qual fa la cxcellentia dii ducha » fqui devesi intendere fa eseguire, non mai fa come volgarizzatore o come untore).