S. ANDREA. DE ZIRADA 135 scrrazione de’canali e delle lagune. L’origine loro in corpo è del 4503. Doveano essere nazionali ed avere servito quattro anni. Quest’arte per lo più restava in privativa di quelle tali famiglie che erano al cader della repubblica in numero di trenta all’incirca, che non si vedevano mai ad esercitarla personalmente, ma erano come altrettanti impresari che lucravano sulle fatiche de’ poveri mercenarj che eran più di cento, e che avevano la vera perizia dell’arte., cui apparteneva raccogliere i fanghi derivanti dalla escavazione dei canali, le immondizie delle vie, delle fosse ec. ed il trasporto loro in luoghi determinati onde non pregiudicare le lagune e i canali. Aveva l’obbligo quest’ arte d’invigilare sopra le contravvenzioni alle leggi e discipline stabilite a preservazione de’canali e lagune stesse. Non poteva ingombrare i canali e rendere difficile o impedire l’approdo. Aveva designati i proprj siti detti stazii. Anzi il Consiglio de’X con Decreto 1318. 45 settembre aveva generalmente comandato che barche, piatte, burchi ec. non potessero stare alle rive senza mercanzia. V’era una curiosa in apparenza, ma molto savia prescrizione in sostanza, che le bur-cbielle non potessero trasportar terra e rovinacci dopo le ore 24, eioè tramontato il sole; così era comandato affinchè fra le tenebre non si facilitassero le disobbedienze, e, per esempio, non si vuotassero le burchieile in qualche sito da formarvi scanno o sedimento. Le burchieile, secondo le abituali situazioni, dovevano essere dipinte con relativi colori, affinchè subito materialmente si conoscesse l’oggetto caricato, onde ce Aerano di rosse, di verdi, di gialle ec. E perchè non deviassero dal cammino colla mira di mandare ad effetto qualche contravvenzione, “era prescritto da legge 0 maggio 4686 che le burchieile piene non si levassero dal luogo del carico, se non al momento d’indirizzarsi al loro destino. E deve notarsi che fanghi, rovinacci o altre cose non si deponevano nei margini della laguna, ove premesse non si fossero difese convenienti di palafitte, affinchè quanto deposto si fosse non si volgesse nelle acque: anzi i fanghi stessi non dovevano ammonticchiarsi, ma spianarsi equilibrati. Doveva eziandio l’Arte mantenere e riattare le Portesine del Bondaate e sala- riare quel custode. Aggiunge a ciò il Codice mio sopracilato, che a quest’arte veniva portato pregiudizio da un corpo di circa ottanta persone Chiavenasche, che non erano nè descritte in Arte, nè pagavano tanse, e dicevansi scoa-Camini, i quali si esercitavano nel cavar le latrine: gente che davasi la muda un anno per l’altro, e che estraevano da circa ottomila ducali all’anno togliendo l’impiego a’sudditi; quindi l’anonimo autore di quel Codice proponeva che il sollievo dell’arte de’Burchieri da Rovinazzo e Ca-vacanali sarebbe stata l’esclusione de’sopraddetti Chiavenaschi. Questi Burchieri erano ascritti in num. 288; e dipendevano dal Magistrato dell’Acque, e per la pubblica gravezza dal Collegio della Milizia da Mar. Nella oggidì soppressa Chiesa di S. Gregorio era altare e sepoltura addetta alla Confraternita o Scuola dell’arle de’Burchieri. Vedi Coro-nelli ( p. 314. Guida 4744 ). Narra poi il Consigliere Rossi nell’Opera ms. inedita più sopra da me citala, intorno a’Costumi Veneziani, che il Codice della Mariegola dei Burchieri in pergamena scritto a lettere grossissime con qualche miniatura andò miseramente stracciato, essendo caduto nelle mani, non saprebbesi come, di un venditore di canzonette, che lo vendette ad altro ignorante per servirsene a coprire bottiglie e boccie di liquori ; pochi ed informi n’erano i frammenti i quali non si poterono nemmeno ricuperare dal Rossi. In quanto al cavare il fango dai canali di Venezia, cui servono tuttora i detti Burchieri, non più in corpo ridotti per lo generale scioglimento di essi, furono inventate in varii tempi più macchine. Una di queste, la cui notizia è sfuggita agli occhi di molti, era certamente quella di Giammarco Canozzi da Lendinara, ricordata all’anno 4509 da Fra Luca Paciolo da Borgo S. Sepolcro (pag. 23 PARS PRIMA. Divina proporlione), ove dice: eh’esso andava de continuo operando nel degno hedificio a vite nel cavar canali in Finegia, della qual cosa fece pur anche menzione il mio amico Michele Caffi in un suo erudito Opuscolo intorno i Canozzi da Lendinara intarsiatori del secolo XV. (Modena, Pelloni. 4852 novembre). Io tengo nel Codice miscellaneo del secolo XVI. XVII. u. 688 una interessante Informazione scritta