S. ANDREA DE ZIRADA. 43 45 CORPVS SACTI FIDELIS M.* ET VASCVLVM SANG.'* IPSIVS. Un angioletto di madreperla a tarsia innestato nella Custodia che stassi sopra l’altare di S. Niccolò, tiene in mano un breve colle dette parole. Non veggo che di questo Corpo di San FEDELE faccia menzione il Cornaro. Vi sarà stato trasportato dopo l’epoca in cui scriveva l’Opera sua. In effetto dalle notizie comunicatemi dall’egregio mio amico signor Giovanni Picelli rilevo che quel Corpo stava entro il Monastero, non si sa da chi e quando là consegnato. Ma tra il 4807 e il 1808 Don Antonio Benigni confessore di queste Monache e cooperatore in S. Francesco della Vigna persuase le Madri a collocarlo in questa Chiesa e sull’altare ove oggidì riposa. 44 CORPVS S. SATVRNINI | M.< Su d’una Custodia collocata sopra la mensa dell’altare del Cristo leggesi la detta inscrizione. È ricordato il Corpo di S. SATVR-NINO anche dal Corparo (T. I. 178), e dice che per molto tempo riposò nella mensa dell’altare di Sant’Andrea. A questo proposito leggo nel Tomo I. dell’Archivio di questo Cenobio, intitolato Monastero, Abbattesse, Priore ec. una Lettera autografa di don Lodovico Tirendi (o Tirondi) in data di Roma 7 febbrajo 4660 diretta alla Madre suor Giulia Corraro monaca di Sant’Andrea, nella quale dice che il Corpo santo f non si sa di chi) sarà portato dentro la lettica da Sua Eccellenza ('non si sa chi) e che le procurerà il Breve per la traslazione di esso Corpo santo. Soggiunge poi aver raccomandato sua madre malata (in \enezia) al gloriosissimo martire San Saturnino e averle spedito un poco di cordella con cui è legato e sigillato il santo Corpo e inoltre una medaglia eh’è dell’arca dove è stato il Corpo del Bealo Gaetano col segno della SS.ma Croce. AD MAIOREM DEI GLORIAM. Questa epigrafe leggesi sotto al cornicione del moderno Oratorio dedicato al Santissimo Nome di Gesù, situalo sulla fondamenta detta di S. Chiara, poco lungi dalla Chiesa di S. Andrea. Nessun'altra inscrizione scolpita, se attentamente ho esaminato, leggesi nell’interno dell’Oratorio, ed è ben a sorprendersi che non vi apparisca almeno quella in che venne al Divin culto dedicato. Fino dal 4806, il pio sacerdote Veneziano don Giuliano Catullo, la cui famiglia era de’ricchi negozianti di pelli nella Calle detta de’Fuseri, ottenne in quel sito un fou-dOj coll’oggetto di erigervi un Tempietto e un Ospizio di donne. Non essendo sufficienti le proprie sostanze per mandare ad esecuzione il suo progetto, ebbe ricorso alla carità de’fedeli, che in Venezia non fu giammai scarsa^ e potè intanto nel 22 marzo 4815 porre la prima pietra del sacro edifizio. (1) E allora, e negli anni successivi mollissime sovvenzioni ebbe, sendone fragli altri il Conte Costanzo Taverna gentiluomo Milanese stalo uno de’più benemeriti: e la dama Maria Gradenigo Ruzzini che in una sola volta gli diede spontanea cinquecento zecchini; e il Conte Sebastiano Crotta editissimo patrizio che pur in una sola volta donò trecento sovrane; e così molte altre somme diedero in varii tempi e la Contessa Lucrezia >>/««-gilli Valmarana, e il signore Reali nego- , ziante, e il Conte Antonio Revedin e più al-trij talché pretcndesi che tra l’Oratorio e l’Ospizio il Catullo abbia impiegati cento mila ducati di veneta moneta, co’quali a compimento l’uno e l’altro ridusse. Avrebbe potuto il Catullo servirsi per la fabbrica de’moltissimi materiali che dalle Chiese, che allora andavansi sopprimendo o demolendo, si sarebber potuti con poco dispendio comperare: ma volle egli tutto far lavorare di nuovi e scelti marmi, e tutto da’ più abili artefici del paese. (2) In fatti architetto ne fu Antonio Selva. L’altar maggiore e il Tabernacolo e i due altari laterali si lavorarono sopra disegno di Antonio Diedo e di Giuseppe Borsaio. Il soffitto si dipinse da quest ultimo; e gli stucchi formaronsi da Battisia