336 Saneti Bernardi predicti. Dall’ esame poi di questi documenti si rileva che quella Chiara monaca ricordata dal Cornaro (1. c. p. 163 e 175) era di casa patrizia Foscolo-, che un Marco Bonifacio era priore nel 1363 del-l’Ospitale di Cà Foscari: che un Giovanni de Ruberto, e un Bertuccio Bombalo erano giudici del Comune di Murano : che un Bertuccio Scaramela era Camerario di detto Comune: che un Nicolò Premarino era priore dell’ O-spitale de Cà Rena (malamente detto nella Carta de cha Reidi): e finalmente che Benedetto Dol/in era del 1363 ai 23 Luglio podestà di Murano, dovendosi però qui avvertire che nell’ Elenco de’ Podestà di Murano non trovasi tal nome; e che se non è errore in quell’elenco, il Dolfm deve collocarsi tra Nicolò Contarmi 1500, e Nicolò Minio 1304. (5) Riunitesi nel 1806 le Monache di S. Bernardo con quelle di S. Maria degli Angeli, recarono seco l’immagine di M. V. della quale qui parla il Cornaro. Soppressi poi nel 1810 gli Ordini Religiosi, suor Rosa Angela nobile Bragadin, già monaca professa in S. Bernardo, venne a stabilirsi in Venezia, portando seco la detta Immagine, la quale poscia depositata nella Chiesa parrocchiale di San Luca, ora sopra un altare a destra, entrando perla porla maggiore, vi si venera (Notizie Storiche ec. impresse dal Molinari nel 1822 in 12.°) (il) Quanto alla rifabbrica qui accennata e ad altri lavori fatti nella Chiesa, trovasi nelle Carte del Monastero: 1581. 12 Xbre. Le Rde monace de S, Bernardo de Murari die dar a mi Bort/iolomio Luran per le sotto-scritte robbe date de ordine de ms. Giacomo Bondiol piezzo ec. (sono calce, tavelle, e altri materiali per la fabbrica). Per tale rifabbrica dovettero ricorrere le monache e allora e varii anni dopo alla carità de’fedeli ; e abbiamo uua carta autentica, ma senza data (che però dev’essere dopo il 1588 ) che comincia: L’ antiquissimo rnonasterio delle povere monache di S. Bernardo di Murano per la sua antichità ha grandissimo bisogno di riparatione perciocché é necessario aggrandire la Chiesa nova altrettanto per potersi servire della vecchia per loro chiesa interiore (la stima del dispendio era di ducati 2500). Sonvi sottoscrizioni originali, fra le altre, queste : Io Antonio Grimani Vescovo di Torcello prometto ducati cinquanta, io Ottaviano Malipiero prometto ducati cento, io Zuan Balbi prometto ducati cinquanta ec. Del 1002. adi 6 Settembre fu fatta balotacione de accomodar la chiesa qual è grandemente bisognosa et spender li ducati mille de la dote de una nostra monacha deta Suor Prudenlia, e fu preso. Del 1627 furono ampliate le fabbriche del Convento, e fatte nuove celle : questa notizia si ha dal Diario di Francesco Luna (codice num. 376, classe VII della Marciana, ove si legge : « Della fabrica delle monache di S. Bernardo. Rifece ancho queste Reverende madre il corpo della ■ sua chiesa come bora si vede perchè l’aitar della madona era per mezo giusto il corpo della chiesa, in >s lazza della porta maistra, et fu posto detto aitar dove hora il vediamo, et questo fu per havanti ; ma questo me-» desimo anno queste Rde madre fece erger alcuni muri intorno una casa granda vicina al suo monastero per ac-» comodarsi di essa casa et sgrandire il suo convento .... et di quella casa granda hora fano fabrichare per far » delle celle per melgio acomodarsi ; soleva habitar in quella casa l’arcivescovo di Spallato, Barba di mia madre, morse » del 1002 adi 2 agosto, fu sepolto in S. Pietro Martire perchè era frate fiol di convento, che Iddio benedeto babbi l’a-» nima soa. » (11 ricordalo arcivescovo di Spalato era Giovanni Domenico, non si sa veramente di qual cognome, giacché fu detto Marcot} Malcotus, Malquatus, Manottyy e anche Foconius e Fregonius, e finalmente anche de Seraphinis, del quale veggonsi copiose notizie nel Farlati (Illyricnm sacrum. Ven. 1705. t. III. pag. 463 e segg.) Se si sapesse qual cognome avea la madre dello scrivente Francesco Luna, lo si scoprirebbe — Al Foconio o Fregonio fu nell’ anno stesso 1602 sostituito il famoso Marcantonio de Drminis.) Del 1639. adi 4 Maggio : fu dato principio a fabbricar il coro costò ducati mille in circa la qual spesa fece la madre suor Ottavia Otti e la madre suor Vittoria Otti cugine in sangue e in effetto sorelle. (5) A questo proposito non è ad ommeltersi ciò che narra Giancarlo Scivos, o Sivos nel tomo ,111 delle Vite de’dogi a p. 139 del mio esemplare, sotto 1’ anno 100(5. u Occorse in questi giorni che le Rev. Monache di San Bernardo di » Murano persuase dal suo Cappellano, quale fuggitte via de questa Città, pochi giorni fa, furono scoperte che osservava-» no l’Interdetto del Papa et che non ascoltavano messa, nè si confessavano, e comunicavano, havendoli detto Reveren-» do mostrato un Giubileo che ha concesso il papa a chi osserverà l’Interdetto, nè ascolterà messa, promettendogli un » paradiso pieno di delitie latto a loro modo .... Accortosi adunque, che queste venerande monache facevano vita chia-n ra con feste et trionfi le fu provisto, bavendole prima persuase li suoi procuratori del monasterio et senatori loro parenti ti, et anco il vicario del suo vescovo, nè per questo havendole potute rimover da qnesla loro opinione furono immediate » mandati li Capitani del Cons. di X. d’ordine del Senato a serrarle nel Convento, ficando le finestre et porte de fuori » con buoni cadenazzi con pena della vita a chi s’ accostasse a detto Monasterio, ne meno le soccoresse di cosa alcuna, n tenendole del continuo guardie, havendo mandato a rasa tutte le fie che erano a spese in detto Monasterio. » Analogo è a ciò quel che segue che trascrivo dagli estratti delle Lettere del Nunzio Apostolico in Venezia Berlingherio Gessi, dei quali ho più fiale approfittato nelle giunte inserite nel volume V. delle Inscrizioni Veneziane: « Anno » 1608 XV 111. aprile. 11 Confessore delle Monache di S. Bernardo di Murano persuase le Monache in tempo del-» l’Interdetto a lasciarsi murare nel Monastero. Il Nuncio dice che ne parlerà in Collegio per la sua remissione, ma la u trova cosa difficilissima, essendo più volte stati i capi del Consiglio dei X per rimuoverle, ma infruttuosamente. Il Cap-» pellano si chiama don Stefano Veronese ( III. Maggio 1608 ) Il Nunzio fa nuova istanza in Collegio per la remissio-» ne del Confessore delle Monache di Murano. Risentila risposta del doge dolendosi che si faccia istanza per ogni prete o » frate che non sia qui, et all’incontro quelli che erano restati per servire la republica ricevono continui travagli et per-» secutioni — (XXIIII. maggio 1008). Insistenza del Nunzio per far venir liberamente a Venezia prete Stefano Vero-» nese già confessore delle monache di S. Bernardo di Murano, che essortò le monache a fuggire per 1’ osservanza del-» 1 Interdetto. Il doge risponde che il prete era fuori di Venezia per altro motivo per ordine del consiglio di X. il qua-