TRIESTE. 147 a Trieste) scuole di musica popolare; di musica, che la gioia del povero moderando, facesse innocente; che lo svogliasse da’grossolani sollazzi, da’ clamori incomposli, che della delicata bellezza lo innamorasse. 3Ieglio era aprire scuole di meccanica agli artigiani; e ordinare che pubbliche mostre sien fatte de’loro lavori, mostre più fruttuose che quelle di quadri e di statue, dove alle cupi-„ digie del mestiere e alle rivalità del commercio s’aggiungono in certi paesi le gelosie dell’arte e le mariuolerie della scuola: che taluni espongono i fruiti della loro industria per trovare non giudici ina sensali, non ispirazione ma soldo. Meglio era aprire un ospizio a’giovanetli abbandonali, che il giorno per le botteghe di maestri varii apprendessero un’ arte, la sera disegno, e quelle verità che sono il nutrimento dell’anima: siccome provvide con lascito d'annue lire sessantamila il Manin, ultimo doge della Repubblica Veneta, il quale eleggendo a sue eredi le intelligenze semplici e le faticose industrie del popolo povero, fece atto ben più meritevole dell’ ultimo Svevo che presso a morte gettava dall’alto alla folla ondeggiante il guerriero suo guanto. Meglio era aprire scuole o festive o notturne a que’figliuoletti del povero, i quali se tutto il giorno si stessero immoti e svogliali sulle