70 PAIITE PHIMA. che vide in così lungo spazio di tempo nella piccola nostra città; ardisco dire che da quelle memorie uscirebbero insegnamenti più profittevoli ai nostri concittadini che dalle prodezze di Cesare e d’Alessandro. S’io l’avessi più familiarmente conosciuto e più a lungo, avrei voluto interrogarlo del graduato mutamento che dee essere seguito ne’ costumi e de’villici e de’ cittadini dalla metà del passato alla metà del secolo nostro ; interrogarlo delle relazioni che correvano fra Veneti e Dalmati, fra nobili e popolo, fra possidenti, artieri e coloni, fra poveri e ricchi; interrogarlo delle discordie e delle risse, dei delitti e dei vizi, de’ commerci e de’ prezzi, delle calamità e delle gioie, delle cerimonie e delle feste ; interrogarlo del numero, de’ portamenti, del sapere de’ preti, de’ medici e degli avvocati, delle loro letture e dei diporti, de’ lucri loro e de’ sagrifizii. E certamente non tutte le cose eh’ io avrei potuto raccogliere dalla sua bocca mi farebbero parere più bella dell’ andata 1’ età in cui viviamo. Io che poco lo conobbi, e già vecchio, lascio ad altri il parlare della sua vita : e, accennato che avrò, come gli ultimi anni di lui fossero consolali dalla preghiera e dalla lettura alternantesi con esemplare vicenda (rimprovero ornai vano alla gioventù scioperata e scipita di tanti), verrò a