DALMAZIA. 103 all’affetto), egli pose dagli anni più giovani le sue cure. E non fece come coloro che, ragionando della bellezza, si sforzano suscitarne il desiderio per il contrapposto del barbaro loro stile : ma d’italiani scrittori trattando, scrisse italiano; ondo la sua dicitura è delle più corrette ch’abbiamo, e il suo periodo de’più numerosi. Di tale amore di lui è parte la cura del mettere in luce lettere familiari d’uomini dati agli studi; nelle quali, più che altrove, leggesi l’animo dello scrivente, e, con l’animo, la più delicata parte, ch’ò la più nobile, dell’ingegno. Ilo sott’occhi due di tali raccoltine, dal Paravia donateci, lettere di Giuseppe Bartoli e d’Angelo Dalmistro: la seconda intitolata a quell’Emmanuel« Cicogna tanto benemerito delle venete cose ch’ogni lode alla sua opera è poco, e appena l’affetto della gratitudine basta; l’altra al Moschini, mediocre uomo, ch’ha non mediocremente inteso a giovare alla patria. Del quale, se fosse qui luogo a dire, direi che in tanto valorosa inerzia che mostrano del giovare alla patria buoni e non buoni, ignoranti e dotti, e in tanta ab-ondanza di dotte ragioni per dimostrare che il giovare alla patria è semplicità, l'uomo che ciò tenta, quale eli’ egli del resto si sia, merita che in ciò sia rammentato ad esempio.