DALMAZIA. 21 non so qual molo sopraterra o sotterra la farà tutta uscire, il suono del ferro desterà Marco nostro; e s’alzerà rinvigorito dal riposo de’secoli, pieno delle memorie de’ secoli; e verrà, quasi fiume ingrossato d’ acque per lunghissima via da lontana terra abondanti. Egli dorme; e sogna intanto, tra le prodezze e i dolori del passato, le consolazioni / e i sacrifizi avvenire. Sublime e bene augurata imagine della immortalità de’ popoli, e della immortalità de’ diritti. Iddio fece sanabili le nazioni della terra : che, se non per propria volontaria dissoluzione non muoiono mai. La giustizia riposa nascosta e dorme per in-lino al dì destinato ; ma non conosce la morte. Favola piena di vero è questa tradizione del popolo ; tradizione meno di poesia, che di fede. E tutto il popolo tuttavia crede in essa. Mesi fa, un povero villico di Pocrovnic, paesello tre ore sopra Sebenico, va un giorno al padrone, e con gioia gli dice: “Buona novella padrone! Marco Kraglievich s’è desto. L’ han visto in Croazia^. E narrava come. Questa voce eh’ a un tratto risuona non si sa d’onde, in una terricciuola di Dalmazia, quasi sogno che viene leggiero e si dilegua, non parrà certamente degna di riso a chi sa che la poesia è la parola de’ secoli, e che nella