118 PARTE PRIMA. botanici avvenire, spero, tenderanno con desiderii generosi. Deve la natura in ogni clima aver provveduto alla vita del povero; e alla sana vita e all’ inferma. Le piante comuni, o quelle che facilmente possono diventare comuni, devono alle più delle malattie, e forse a tutte, prestare o medicamento o sollievo. Quelle ch’ora ci mancano, forse in altre età le produceva la terra: forse per esercitare provvidamente l’umana intelligenza e la virtù e la fatica, volle Iddio che da luoghi stranieri le trapiantassimo, e da uomini stranieri apprendessimo ad educarle. Il traffico della materia è destinato ad agevolare il cambio delle idee. Il commercio, che dell’ignoranza altrui fa suo pasto, è destinato col tempo a vincere l’ignoranza: appunto come la guerra avvicinando le genti è da ultimo maestra d’amore fraterno. E il commercio è aneli’ esso una guerra nell’ uso de’ più. Ma deve a noi specialmente farsi ministro di civiltà, non tanto introducendo di fuori le cose delle quali abbiam di bisogno, quanto il producimento d’ esse cose affidando a’ nostri terreni e agli uomini nostri. Dal conoscere e per ragionamento e per prova che le cose apparentemente più inutili, dalla natura sono, o dall’arte posson essere, volte ad usi varii e importanti, possiam dedurre che