80 PARTE PRIMA. luce, so si fosse potuta coprire la spesa della stampa, se a molti de’ nostri (deplorabile a dirsi) la poesia del popolo non paresse quasi degna di spregio, e se allo stesso benemerito signor Vuco Stefanovich questa cagione non vietasse (secondo che mi vien detto) dar fuori il restante della sua preziosa raccolta. Sappia che sebbene inesperto della serbica lingua, tuttavia non la reputo estranea a me ; che le opere di Dositeo Obradovich segnatamente m’erano per più mesi quotidiana lettura. E l’amo perch’ egli scrive con semplicità, senza fiele nò fumo d’orgoglio; l’amo perch’egli si compiace d’essere mollo tempo vissuto fra contadini, e si gloria di farci sapere che i suoi antenati e di padre e di madre furono contadini; l’amo, perch’egli col coraggio dell’ affetto fu il primo che sapesse e volesse adoperare ne’ libri la lingua de’ bifolchi, questa nobile e vergine lingua delle serbiche foreste e delle montagne dalmatiche; l’amo, perch’ egli, sentendo nell’anima, senza che alcun pedagogo ne lo facesse avvertito, sentendo nell’ anima la sovrana bellezza de’canti del popolo, li reputò meritevoli d’essere citati come autorità in un trattato d’ Etica, a quella guisa che i greci filosofi citano Omero; l’amo perchè dalla storia patria c’insegnò a tórre documenti morali, e nell’ Etica appuuto rammentò