DALMAZIA. 25 fede di questo popolo sventurato, è fede vera; nò odio ci può. Lo spirito che governa quest’ anime, è come il mare che sulla faccia dell’ acque ha tempesta, pace nel fondo; è come il cielo, che nel-1’ aria più presso alla valle ha nuvoli e lampi, nelle libere altezze sole sereno. Comuni ad entrambe le chiese sono i misteri e le meste e dolci memorie della Redenzione, comuni le glorie de’ secoli che il Cristianesimo ebbe più splendidi; comune l’adorazione affettuosa ai nomi di Giorgio, di Niccolò, del Battista. E più in alto, stella di comune speranza, mediatrice soave, siccome tra il cielo e la terra così tra anima ed anima, risplende Maria. La fede del Serbo, perchè pacifica, dirò eh’ è fede vera. Ne’ canti più antichi ricorrono frequenti gli accenni alla chiesa; come in quelli di poi, alla carcere; e ne’ più recenti, alla macchia. Ma e ne’ recenti e ne’ primi frequente e riverito suona il nome di Dio. Ed i saluti del popolo Dalmata sono i nomi di Dio e di Gesù. Perchè religioso, il popolo per questo è poeta. /, Ne’ canti di lui non si mescolano tradizioni pagane; giacché dell’ antica sua mitologia non gli restano che le Vile. La Yila, tra donna e dea, più leggiera che forma umana, e men lontana dalle cristiane apparizioni spiritualissime; naturalmente benefica, ma