132 PARTE SECONDA. I pescatori napoletani di Giovanni Ender doppia impressione fanno, e perchè ritratti col mesto sentimento che pare come proprio a quell’ arte di povertà perpetua, di veglie aspettanti, d’affannosi pericoli; e perchè rammentano l’ultima opera dell’infelice Robert. Artista de’pochi veri, che sentiva 1’ arte nella coscienza; che nel pensiero cercava l’ispirazione, e (cosa a chi la cerca rarissima) la trovava. L’Italia l’ebbe ospite; e noi conobbe. Sventura più nostra che sua. Le idee preconcette fanno l’uomo sconoscente e della natura e dell’ arte, e dell’ uomo e delle cose ; nel doppio senso del vocabolo, sconoscente. Aste-niamcene. E a me primo dò questo consiglio. I’ho detto poc’anzi che la pittura prospettica è un frammento dell’arte. Ma il duomo d’Ulma, quale il signor Ainmueller ce lo presenta, è opera intera, e porta il pensiero sul luogo dell’ammirabile monumento. E fa sentire come l’architettura sia delle arti del bello visibile la madre, che le fomenta e comprende nel sacro suo grembo. L’architettura è l’imagine delle forme civili, la musica è l’eco delle spirituali armonie: questa dell’educazione della specie è principio, quella è corona. La veduta del duomo che ho detto, t’innalza umiliando; t’ispira le gioie rare della nobilissima fra le maraviglie, la venerazione.