952 G I V N T E F I N A L 1. ALL’ORATORIO DI SAN GIVSEPPE IN MYRANO. Voi VI. pag. 412. In elogio di Gius. Briali, Girolamo Zanetti nella Origine di alcune arti principali appresso i Veneziani (Ven. 1758 a p 83) dice: « Ma-» l'avigliosi non che celebrati lavori di linis-» simo cristallo escono dalle mani del va-» lente liliali, giunto a formarne sedie, nr->• maj, cornici, frutta, liori, statue, e mille » altri vaghi ingegnosissimi lavori che sono ■ ormai divenuti la delizia di tutte le colle » nazioni. » Nella nota 4 alla pagina stessa 412 ho dello che del 1854 il locale dell'antica fabbrica di cristalli condotta già da Giuseppe Briati, era tramutata in Trattoria. Dopo quest’epoca, ed oggidì (1863) vi sorge un elegante casino e giardino con rimasugli di greche e romane antichità, di proprietà del signor Angelo Busetto-Bubba. Fra queste sono alcuni ruderi di una greca colonna scanel-lata portati a Venezia fino dal 1826 dal Viceammiraglio Amilcare Marchese Paulucci. Ordinava egli al mio amico, che fu, Ingegnere idraulico Giovanni Casoni di conformare di que’ ruderi una colonna, e collocarla nel Giardioo che a San Martino dì Venezia e nell’aulico palazzo Erizzo tenevu il Paulucci. Mise a profitto il Casoni quei tronchi, ch’eran adalli, gli uni sovrapponendo agli altri, sormontali da un capitello, e li rimanenti, che per qualsiasi motivo non pote-vansi utilizzare, servirono a basamento della colonna stessa. Ciò fallo raccomandò a me il Casoni due epigrafi l’una Ialina, l'altra italiana, e io le scrissi e feci avere al signor Marchese: ina uè l’una nè l’altra furono eseguite, eh’ io sappia. Pervenuti poscia in potere del Buselto quei frammenti adattolli al detto suo giardino, ed io diedi a lui copia della inscrizione italiana con qualche giunta. La quale inscrizione è questa: DAL TEMPIO DI MINERVA AL CAPO SYNIO AMILCARE MARCHESE PAVLVCCI VICE AMMIRAGLIO COMANDANTE SVPERIORE DI MARINA E DELLA VENETA SQVADRA IN LEVANTE QVESTE RELIQYIE IN VENEZIA PORTATE NEL MDCCCXXVI E NEL PROPRIO GIARDINO A S. MARTINO ERETTE NEL MDCCCXXX ANGELO BV SETTO-BVBBA DELLE PATRIE COSE AMANTISSIMO IN MEMORIA DI QYELLA ILLVSTRE SPEDIZIONE QVI RIPONEVA NEL MDCCCLXII. ALLA CHIESA DI S. IACOPO MAGGIORE DI MVRANO. Voi Vi. p. 423. col i. linea 47. Poiché ho notale qui due Orazioni in laude di S. Tommaso d’Aquino, aggiungo di poi-sedere un codicetto a penna del secolo XVI contenente copia della Vita di S. Tommaso scritta da Pietro Aretino, e stampata per la prima volta da Francesco Marcoiiuì nel 1543: e ristampata nell’anno stesso 1543 da Giovanni Farri. Io non vidi la edizjone del Farri, ma è registrata anche dal Casali nel catalogo delle edizioni Marcoliniane, e prima di lui dalla Pinelliana. Ora nel mio manoscritto dopo la data, eh’è così: In Vinegia per Giovanni de Farri, et i fralegli nel anno del Signore M. D. XL III (si legge:) Ad istanza di SI. Biagio Perugino Palemostrajo. Non so se questa giunta ad istanza ec. sia propriamente nella ristampa del Farri, oppure siano parole aggiunte dall’antico copiatore. Nè il Pinchi uè il Casali registrano tali parole ; e quindi crederei che fossero del copiatore, il quale pregato, forse, dal Perugino ve le inserì nel mss. Comunque sia, qui ci si conserva la notizia di un Biagio da Perugia fabbricatore di pallottole di vetro o di cristallo forale a somiglianza di Paternostri che precedono le Avemarie del Rosario. L’arte dei Paternoslreri in Venezia era una delle annesse a quella dei Jlargariteri cc. Tanto nel Dizionario veneto delBoerio, quanto nella Crusca del Manuzzi, manca la voce Paternoster ossia Patemostrajo.