GG8 SAN GIOBBE. aprile -1355 fu uno de’XLI per la elezione del doge Giovanni Gradenigo in luogo del decapitato Marino Faliero (Garoldo VIII. 459 t.°) e fu pel mese di maggio dell’anno stesso capo del Cons. di XL (ivi 460 t.°) e= A’ 7 di giugno dell’anno medesimo 4355 , siccome notava il Coronelli (pag. 32) fu il Lion (detto il Grande) eletto a procuratore di S. Marco de Supra. Nel medesimo anuo a’ 7 di luglio venne insieme con Simon Dandolo inviato a' Visconti di Milano per procurare che li collegati fossero compresi nella pace, conforme a ciò eh’crasi stipulato e giurato ; al che li Visconti non vollero acconsentire (Garoldo. Lib. VIII. 4 62, e Libro Ambasc.). Nell’ anno stesso il Lion procuratore fu Savio del Consiglio (ivi 465). Venuto a morte nell’ 8 agosto 1356 il doge Giovanni Gradenigo, e convocato il Consi- glio per la elezione del successore, il Lion fu uno de’Correttori; e frolli XLI entrò parimenti a’ 4 0 di quel mese (ivi 4 70)= Era a’27 dicembre 4356 uno de’cinque Savii, che fecero molte provvigioni per accrescere la citlà e ridurre gli liuomini ad habitar in quella, e ciascuno di loro poteva metter Parte (ivi 475) Aveva già Nicolò Lion fino dal 4 3 febbrajo 4353 (cioè 4 354 ) fallo il suo testamento, col quale alla Religione de’ Minori Conventuali assegnò quella Chiesa di San Nicolò, che abbiamo ricordata di sopra. (£ornaro T. VI. p. 309. 340). E col medesimo testamento ordinò che de’ suoi beni fosse continuata la fabbrica della chiesa dei SS. Giovanni e Paolo e della cappella di S. Domenico in quella, siccome attestano in una epigrafe del 4390 (che anche oggidì leg-gesi nella cappella ora delta del Rosario ) tutte quelle epigrafi fino dal 4521 raccoglieva (Codice mio num. 379 p. 96. 97) si legge: Sepultura D. Marini Faletro .. ducis Fenetiarum de confinio S. Apostolorum est itixla primam por- tavi Conventus (**) et est prima ex elevatis a terra cum insigne Faletro, et tali epitaphio in ore sepulturae : SEPVLTVRA DNOR MARINI ET IACOBI FALETRO ET SVORV HEREDVM DE CONFINIO SCTORV APLOR senz’alcuna epoca (*"). Questo Marino e questo Jacopo erano fratelli; dal quale Jacopo nacque Marino doge. II Samito ( R. I. T. XXII. p. 635 ) dice che fu sepolto in un cassone di pietra con queste lettere : HIC IACET DOMINVS MARINVS FALETRO DVX; e il Soravia (Voi. I p. 202) malamente interpretando il Sanuto, ha detto che leggevasi sul sepolcro del doge: Dux vene-netum iacet hic patriam qui perdere (leggi prùdere) tentans Sceptra, dectis, censum perdidit atque caput, parole riportate anche dalla Novissima Guida 1856 a pag. 281. nota 1. come se fossero state scolpite ; ma nè il Luciani, nè il Palfero, nè altri antichi eli' io sappia attestano che vi sieno state. É anzi probabilissimo, che non vi si vedessero mai. Ora chi potrà assicurar vero quanto si legge a p. 448 della Guida Selvatico e Lazari? cioè che aperto il sarcofago della famiglia Falier nell’atrio di quella Cappella, si vide giacervi in mezzo un cadavere colla testa fra le ginocchia in segno che quella testa fu tronca dalla spada della giustizia. Era il cadavere dell’infelice doge Marino Falier. Senza anche riflettere che tanto la sepoltura de’Falieri, quanto un’altra sepoltura di Marco MichieliiM (quae est juxta sepulturam D. Marini Faletro, dice a p. 454 il Luciani) possono essere state manomesse, allorquando si eresse la grande fabbrica della scuola di S. Marco, cioè nel 1485, la quale sta propriamente di sopra la porta del Convento, e dell’antico atrio, è presso che impossibile che in un sepolcro in cui tutti della casa Falier si chiudevano e che quindi n’eran mescolate le ossa, siansi riconosciute quelle spolpate del doge, e propriamente la sua testa. E quando? Pochi anni sono, dice la Guida. Tanto più difficile dopo oltre quattrocento cinquantanni : imperocché la distruzione delle arche deH’atrio e de’ chiostri de’ SS. Giovanni e Paolo avvenne principalmente nel 1813, siccome notai io stesso fino da allora“ III. Correggo un mio sbaglio. Alla pag. 69 di questo Volume VI. nella nota (1) ho detto che vera nel generale veneto Archivio il Registro intorno la congiura di Marino Faliero, ma che vi fu levato e vi fu sostituito uno squarcio di un libro del Collegio che nulla ha che fare col Faliero. Ciò non è vero, poiché il diligentissimo Romanin a pag. 191 del Voi. III. dice: “La sentenza del doge. Falier non trovasi registrata nel libro Misti del Consiglio di dieci . ... il luogo ove avrebbe ad essere notata fu lasciato vacuo, e le parole non scribatur accennano alla gravità del delitto ec. Così pure afferma il Cappelletti (Voi. IV. pag. 312.) — O I puntini sono nel manoscritto, e suppongo che vi si leggesse quondam. (*’) La porta esiste tuttora, e la sepoltura dei Falieri, giusta la pianta che io conservo della Chiesa, era alla parte destra di chi entrava nell' atrio della Cappella di S. Maria della Pace. (*") Il Palazzo, che era Falier, è quello che vedesi tuttora sul ponte de’ SS. Apostoli con non poche alterazioni interne ed esterne.