la di tutti gli oppressi dalla duplice Monarchia. E’ tempo dunque di cancellare la immagine quarantottesca dell’aguzzino croato che, per colpa del vecchio Impero austriaco, è rimasta dolorosamente scolpita nell’animo degl’italiani. Superando definitivamente tutti i tristi ricordi di un passato ormai sepolto per sempre, è tempo di dire, ad esempio, con la nostra personale testimonianza, che mentre a Fiume, Gabriele d’Annunzio lottava contro la plutocrazia internazionale, contro le assurde utopie wilsoniane e contro l’ingordigia jugoslava, i contadini croati, per bocca del loro indimenticabile condottiero, Stefano Radie, dichiararono legittime le nostre rivendicazioni sulla città olocausta e offrirono il loro aiuto disinteressato e leale nella difesa dei sacrosanti diritti del popolo fiumano. Negli ultimi tempi dell’Impero romano la Drina divideva l’Oriente dall’Occidente, Roma da Bisanzio, la civiltà dalla barbarie. E anche oggi rimane la divisione incancellabile. Sono due mondi, due mentalità, due spiriti diversi. I croati latini, sono europei, sono cattolici romani, la luce di Roma li avvolge. Bisogna che tutte le forze le quali hanno concorso a propagare nel mondo la civiltà - 15 -