752 SAN GIOBBE. 0 (1) alto, gronde, et eterno dio S.re Iesu eli risto, a te rivolgo gli oclii miei, In mente et il core, occioche me concedi gralfa che possa dire quanto io debbo, et non la dimando a te Febo nè a voi Muse, perchè esso è sopra voi. Adonque tu S.re prima cagione, ti prego che ti debba piacere di concedermela, che senza quella non saprei nè potrei dire de le tonte vcrlù di questo huomo coro, pieno di continenza, di carità, di bontà, di belli costumi, ma sopra tutto di alto iuteleto ver tuli che voi che sete qui ad udirmi ne potete far largo fede. Et sicoine esso fu di alto inte-leto, io che ho a dire di lui sono di basso, perho S.re alzamelo, et dami gratia, stile, et eloquenti a che posa dire di questo mio più che padre, perche me ha fato de uno coinè niente, huomo, facendomi imparare, levare, che io per la mia bassa fortuna non ne sopea, et oltra sendo io infermo, che me infermai nella età deli x anni, nè mai alguno medico ha potuto liberarmi con sue medicine, fui liberato do lui con lo dimostrarmi la sola vera e naturale che è la continenza madre de la vita sobria. Havendo adonque a questo tonto obligo è necessario che habio da te S.rc grande modo di dire di lui, e tanto più quanto che me è morto in le miei braccia, cantando la bella et divota oratione del Bembo (2) et con il finire quella fini la vita, al quale fine vi furono molti che erano venuti per contemplarlo e a vederlo, et si vide che fini senza dolore. 0 beata anima, come con gratia di Dio salisti con buone ali al cielo, per vivere in megliore vita et eterna, et lasciasti noi in tanti pianti e lagrime, le quali hora in me se ritrovano; liberarne S.re ti prego da quelle; perchè non mi sia levalo dal dolore il dire, che so che tu S.re desideri che io dichi e nari la vita e costumi de uno tanto tuo Luigi Cornaro nato in Venetia nel quarto grado di Marco Cornaro duce, il quale si dovea nominare Cornelio perchè quello fu lo suo vero cognome come afermano le storie e croniche romane, et cosi le venetiane, perchè la casato Cornar« disese dali Sipioni Cornelii che venero in Venetia a stantiare schaeiati dale tante guere per liberarsi et lo mutare che si fa di tempo in tempo le lingue, muto tal cognome da Cornelia a Cornaro. Et del sora deto duce uno fiolo molto richo sendo tra lui et il dispoli de la Morea (che è parte de la grecia) grande amicitia con la quale e con porte di deta sua richezza aquistò da quel S.re una parte del suo stato et lo posedete da 85 anni, nè havendosi da li suoi desendenli eh’erano S.ri cura della nobiltà venetiana et sendo lontani non servorono l’ordine delle legie che come uno nobile è nato bisogna che sia notato in li libri publici che si tengono el non trovandosi notati, la nobiltà si perde, et così la perdeteno loro. Et havendo il grande turcho clic solea molto amore il dispoli soro deto convertito questo amdfe in odio et in despiacere se deliberò di levarli il stato, e perche quella parte de li Comari era di tale stato, la volse ancora , tal che furono ostreli a ritornare a Vinegin, ben con grande facilità di denari, argenti, et gioje, et non meno di quelle clic li sui portarono in quel paese. (3) Di questi naque il soradeto Luigi, et naque di bello in-teleto e di gentile natura si come si conobe nella età deli dieci anni. EÌ fu posto olio imparare lettere et ne la età deli io ne sapea assai bene. Et era molto piacevole, arguto et come si sol dire buon compagno, Putide per tali conditioni era molto amalo dalli altri gioveni pari suoi. Et vedendo questo se deliberò di fare una compagnia, come si costuma in Venetia, nominata compagnia di calza (4), In quale fu molto bella e piacevole, et fu la prima che recitasse comedie, che prima in Venetia non si costumavano, et erano recitate da loro compagni con gratioso modo, et li intermedi erano similemente fati do loro di perfele musiche molto belle e piacevoli, perche tra loro vi erano 4 voci molto belle et esso componea tal canzoni et le parole: et le comedie, le qual erano piene di uno honesto ridere, tal che con tal compagnia la città fu tenuta per 4 anni in belli solazi et piaceri. Et pervenuto alla età deli 22 anni deliberò di venire in studi qui in p.a (5) per studiare in legge per difendere cause, et vi stete due anni et imparò assai, ma considerando che le legie di Venetia erano diverse quelle che esso studiava, et che o Venelia si tenea altro modo di difendere le cause, ritornò a Venetia della età di 24 anni, et vide il statuto ve-neliono et imparò la pratica, et si pose a difendere cause, et reusiva benissimo. Ma era offitio che a lui non piacea, et la sua buona sorte volendo ehe esso facesse cosa propria al suo iuteleto, ri- fi) Ho dice l'autografo - e così in seguito dice Ho beata anima. (2) Questa orazione o piuttosto canzone credo sia quella che comincia Signor quella pietà che ti costrinse : la quale è al num. XXX pag. 422 delle Rime di m. Pietro Bembo. Bergamo. Ì753. 8. (3) La storiella qui narrata della origine de’ Comari da’ Cornelii di Boma è ripetuta dal genealogista Barbaro, ma senza documenti e con queste sole parole : Ho ritrovato scritto che sono discesi dalli Cornelii Romani; il che si conferma con la continua fama che questa sia antiqua e nobile famiglia. Ma quanto riguarda 1' amicizia e poi l’odio tra Rigo Cornaro figlio dei doge Marco, e il despoto della Morea, e quanto alle ricchezze di Rigo, è taciuto dal Barbaro. Qui Giacomo Alvise Cornaro, per onor della famiglia, non ha fatto menzione che Rigo fu bandito da Venezia. Vedi ciò che dissi in principio di questa Inscrizione. (4’) Notissima, della quale vedi anche nel presente volume ( S. Giobbe, inscr. 82 ). (5) Padova.