Serbia è talmente evidente che i diplomatici di Belgrado i quali si recano all’Estero per ragioni del loro ufficio, ben difficilmente accettano di essere richiamati in Patria, anche per uffici maggiori, non potendo più sopportare gli usi del Paese, dopo aver conosciuto la vera civiltà europea. Dopo gli ufficiali venne, naturalmente, il pentimento dell’aristocrazia e dell’alta società ortodossa, delusa da così deprimenti contatti. E in tal modo, i serbi di Croazia si sono, giorno per giorno, e per la forza naturale della loro educazione e delle loro origini, distaccati sempre più dai serbi della vecchia Serbia. L’attrito fra i primi chiamati ordinariamente « prèciani », cioè («quelli dell’altra parte ») e i secondi chiamati « serbiani » è diventato sempre più vivo e reciproco, e la incomprensione è giunta al punto che anche i « serbiàni » cominciano a sostenere la necessità dell’amputazione dei paesi croati dalla Jugoslavia. In opposizione decisa colla ostinatezza del Governo che vuole mantenere l’unità, questi ultimi si sentono a disagio coi croati, così come il barbaro non può soffrire il contatto coll’uomo civilizzato e sarebbero perciò lieti di liberarsi dei territori al di là della Drina e della Sava, e contemporaneamente - 67 -