042 SAN GIOBBE. divini ufiicii, in ordinato che si murassero tulle due le porle che vanno sottoconfes-sione e tutli li balconi e finestre clic davano lume verso la canonica, il che è stato fatto giudiziosamente, e così fu eseguito ; per il che non si va più di lunedì a quell antica devozione per te anime dalli defonti ; ma quest'officio sì la di sopra all’allare di San Giovanni = 4509-1570. Guerra spiegata contra il Turco; già mille volte narrala dagli Storici : pel quale motivo i Turchi e gli Ebrei levantini che erano in Venezia vengono ritornili prigioni nei magazzini delle biave in Terra Nova, al numero di cencinquanta; e si dà licenza agli Uscocchi di molestare i Turchi nella Dalmazia = 1570. 29 aprile. Fu gettato all’ acqua un galioncino, che già molli anni fu fatto nell’Arsenale nostro da Vettor Fausto valentissimo uomo da far simili vascelli da guerra, nè mai era stato finito, dopo la morte di esso Fausto, et al presente fu finito di lavorare per mandarlo in armata e fu gettato in acqua con il nome del Signore con tanta destrezza che una gondola non sarebbe riuscita così bene all'acqua = Segue lo stesso Cronista; « In questo tempo, cioè nel principio e nel-» lo ardore della guerra turchesca e nel col-» mo della carestia, venne a morte il dose « Pietro Loredano, avendo governato il du-» calo per anni due, mesi cinque e giorni » sette, a’ tre di maggio, nel giorno della » Croce e vigilia dell'Ascensione del 1570. » Fu tenuta la sua morte secreta per tutto » il giorno seguente, che fu il giorno del- * TAscensione per non sturbare l’Indulgen-» za, clic era in chiesa di San Marco, e la » Signoria andò a messa, ma non in Bucen-» toro a fare la cerimonia dello sposare il » Mare, secondo il solito, perchè era stalo » deliberato per avanti, di differire sino a » Pasqua di Pentecoste per occasione della » infermità del doge, la quale fu, che men-» tre si facevano le sopraddette provvisioni » per l’armata contra il Turco, occorse, che » il Serenissimo P. Ms. Piero Loredano, » essendo la vigilia del giorno di S. Marco, p che fu a’ 24 di aprile al vespro solenne u in Chiesa, gli venne un fastidio, per il » quale fu condotto in Palazzo, et in spazio » di nove giorni dì catarro e febre, passò » di questa vita alli 3 di maggio. Et an-» corchè fosse data la fama solamente il've-» nerdì, che fu alli cinque che ’1 fosse morto, » niente di meno morì mcrcordì alle 15 ore; » ma per non sturbare, come dissi, il per- ii dono di chiesa di S. Marco, che era nel * giorfto dietro, e per fare alcuni Pregadi e » Consegli di X, per poter deliberare alcuni * » negozii necessarissimi alla presente guerra, » fu prolongato il termine di farlo intendere » al popolo, il qual dose portò seco una catti tivissima fama, chiamandolo autore della » carestia, della mortalità, e della guerra, e » dell’incendio dell’Arsenale così orribile," e » vi era anco in Venezia una specie di pe-» ste morendo molti, da petecchie. Nel giorno » che fu pubblicata la sua morte furono ser-» rate le porte del Palazzo, e messe le guar-» die delti uomeni dell’Arsenale nostro a » quelle porte, secondo l’ordinario. La do- li menica poi, che fu li 7 di maggio il dopo » pranzo, gli furono fatte le sue esequie in ». chiesa di S. Marco, alle quali vi fu tutta » la Chieresia di Venezia, e le Scuole Gran-» di, e fu ordinato che tutte le tende che » erano in piazza, per le botteghe della Sen-» sa, fossero levate via, per poter comoda- li mente passare per piazza, con li doppieri; » et è da notare che l’esequie, come dissi, » furono fatte in chiesa di S. Marco, e non » in SS. Gio: c Paolo, dove era già fatto » il Baldachino e cominciato già le Scuole » Piccole e Grandi, e parte della Chieresia » ad andarvi, ma perchè era il tempo piog-» gioso, la Signoria fu interrotta dal tempo, » e fu deliberato, che fosse fatto il funerale » nella detta chiesa di San Marco dove fu-» rono fatte le solennità consuete, e dettagli » l’Orazione funebre per mes. Antonio Zeno, » fu di mes. Francesco. E perchè il detto » dose era odiato dal popolo, nell’alzarlo col » cataletto per mezzo la porta grande di San » Marco, tutti cridavano ad alta voce : Et » otto, l'è morto el dose dal meiolto (I), e fu » detto che se il suo corpo era portato a (1) Altrn Cronaca^ dice dal meggiotoj, perchè attesa la sopraccennata carestia, chi voleva farina non poteva averne più di una quarta per ciascuno, cioè mezza di fornjento, e mezza di miglio che in dia? letto nostro dicesi megio e anticamente meio.