ALLA CHIESA^ DI S. ZACCARIA. 935 nini queste parole : Di che havele li mesi passali (cioè del 1612) quando eravate di poco più di cinque anni (era nalo del 1606), dato qualche saggio in pubblica scena fatta in luogo ritiralo, honestissimo, e sacro, col fare il prologo et altre parti nell'Aminta , pastorale del sig. Torquato Tasso, imparate da voi nello spatio di soli quattro giorni, el recitate ila voi con tanta gralia, sicurezza, e leggiadria che ne restarono ammirali el attoniti molli gravissimi senatori ec. ec. Il Canini premette poi un lungo e particola rizzato elogio del suddetto Francesco Friuli. 5. Tra le carte della Commissaria Vittoria esistenti nel nostro Archivio fra quelle del fu monastero di S. Zaccaria, il chiariss. professore ab. Antonio Magrini trovò menzione de’ pagamenti fatti dal Vittoria anche a Marcantonio Palladio scultore per lavori eseguiti nella casa di Gianlrancesco Priuli ove il Vittoria lavorava, nel 1561. (Vedi II Palazzo del Museo Civico in Vicenza descrìtto ed illustrato - ivi - 1855. 8.° 6. Si sa che Alessandro Vittoria era uno de’ socii dell’Accademia Seconda Veneziana , fondata nel 4 593 del mese di giugno, della quale Accademia ho altrove parlato , e fra poco nè parlerà più ampiamente il nob. Giam-batistn Roberti di Bassano. Ilo trovato poi che Giovanni Bonifacio nella lettera XXVIII (Lettere. Rovigo. Bissuccio. 1627) diretta a Girolamo Frachetla in Roma, iii data primo agosto 1593 gli partecipa di avere proposto esso Frachctta a socio della stessa Accadc-demia, e ciò con applauso universale. Ora non vedendo nel novero de’socii, che a stampa nella stessa lettera ci dii il Bonifacio (pag. 122. 123. 424), colla data: Anno domini M . D . XCV. il nome del Frachetla devo dire o che non accettò l’onore, o che fu dimenticato. Ma da qóelF elenco abbiamo la cognizione che del lo95 era Presidente del- • Accademia Gianjacopo Tomolo; il quale pertanto dev’essere aggiunto a' Ire finora noti cioè Giambatisla Leoni, Fabio Paolini, e Don-cio Leoni. Vi si legge infatti Anno domini MDXCV. Academiae IL Jo Jacobo Toniolo pracside. Voi II. pag. 130. « Poesie latine ed italiane la prima volta » raccolte di D. Giovai! Francesco Biro» cu* • rato di S. Proculo vescovo coll’aggiunta » di alcuni cenni sulla Vita dello stesso e » del ven. Giovanni Riccio arcidiacono e vi-» cario geu. patriarcale sepolto in S. Zac-» caria. Venezia. Clementi. 1856. 8;vo » 11 vicario della Chiesa di S. Giovanni in Olio don Cesare Stocco dedica quest’opuscolo « monsignor Andrea de Martin pievano di San Zaccaria, eletto canonico di San Marco (per errore di stampa si è posto alla linea 47. l’anno della morte del Biron 1775, invece di 4755). Qui poi io aggiungo che la Dissertazione dcll’Assemani mss. diretta al Biron, da me citata alla suddettu pagina 130 e che esisteva nella Biblioteca di S. Michele di Murano ( Bibliolh. pag. 77 col titolo As-semanus Ioseph-Simon Bibliolhecae Faticarne praefectus. Dissertano de voce Gabbatila cl. v. Iohanni Francesco Birono) per ricerche diligentemente fatte nella Marciana dalli signori Veludo Vicebibliotecario, e Lorenzi coadju-tore, non si trova in que’ manoscritti. Voi II. pag. 432. Nella seconda parte dell’Archivio Storico Italiano, contenente il Giornale degli Archivii Toscani, ( Firenze Voi. IX. dispensa prima. 4859) si pubblica un Privilegio concesso dalla Signoria di Firenze all’i/itssiwo in data XXIII mensis ianuarii 1515; e la nota sottoposta da Cesare Guasti osserva che quel documento ci dà vivo l’Altissimo anche nel genn. lì»l(j. Ma pel documento che ho riportalo io qui a p. 132 è chiaro che quel poeta visse almeno fino al 10 maggio 1518 io cui recitava in Venezia. Voi li. pag. 141. 112. Intorno agli artefici Canozii qui da me ricordali, abbiamo una erudita lettera di Michele Cadi a Vincenzo Fortunato Marchese dei predicatori in Genova, intitolata: Dei Canozii o Genesini Lendinaresi intagliatori e intarsiatori in legname. Modena 1852. 8.° = Dopo di lui ne scrisse pur dottamente Giuseppe Campori a pag. 229-233 dell’Opera Gli Artisti italiani e slranieri negli Stali E-stensi. Motleua 1835. 8.® E qui io Venezia ne studiò parimenti il valente giovane Lorenzo Seguto il quale nella Gazzetta UIDciale