5G8 SAN GIOBBE. non comuni a trovarsi, avvi solo stampata più volto la Relazione di tale congresso scritta dal Tiepolo, e lodata assai meritamente da Marco Foscarini nella Letteratura Veneziana pag. 465. (*) (b) Nel Volume V. dell’Archivio Storico a p. 455, Tommaso Gai- riferisce esistere fra' mss. Foscai iniani : Oratione di Marcantonio Cornaro al Senato nella quale consiglia a continuare la confederalione con Cesare et non attendere alle proposte del re di Francia di entrare in lega con lui (a. 1557). Trovasi anche ne’ mss. Marciata e nella Raccolta Correr: ma fu già stampata nel Libro Vili a p. 669 della Storia Veneta di Paolo Paruta ( T. III. Storici Veneti ediz. 1718), il quale chiama il Cornaro uomo famoso per chiara laude di eloquenza et di molta riputatione benché di non motta età. (c) E introdotto Iti. Ant. Cornaro a dialogare con altri nell’ inedito Trattato della Milizia Marittima di Cristoforo Canale, del quale ho parlato a p. 18 del Volume II delle Inscrizioni ss È pure introdotto a interloquire con varii altri patrizii da Girolamo Parabo-sco nei suoi Diporti. Al Cornaro è allogata la Novella, ossia Racconto di un amoroso avvenimento succeduto in Padova (Vedi l’edizione del Silvestri. 1814 a p. 9 del Ragionamento della prima giornata e a p. 412 ss (d) Al Cornaro scrive lettera officiosa Nicolò Franco in data di Venezia 8 maggio 1538, dicendo il senno, la gratia, e la cortesia fioriscono tutto il giorno quasi in un eterno aprile e vi fulmina nell'animo il valore che vi folgora nell'intelletto = (Vedi Pistole volgari. Venezia. Gardane. 1542. 8.vo ) ss Allo slesso Cornaro scriveva Francesco della Torre una lettera di raccomandazione (sen-z anno) la quale è stampata anche da Aldo nel Voi, I. pag. 110 delle Lettere diverse Quanto poi alla celebrità di Marcantonio Cornaro nell’ eloquenza oltre il testimonio del Paruta , basti dire che Giammaria Memmo nel suo Trattato L’Oratore ( Venezia. Farri 1545) annovera fra i singolarissimi Senatori nostri il Cornaro ss E Giorgio Gradenigo a Giulia da Ponte delle Signore di Spilimbergo scriveva così: « Ha vea in costume il claris-» simo M. Francesco Donato buona memoria, » il quale fu poi benemerito principe di que-» sta Repubblica, quando gli occorreva ris-» pondere in Senato alle proposte del pre-» stantissimo M. Marc’Antonio Cornaro, ricordo » felice e singolare essempio di eloquenza, » bontà et amore verso la nostra Repubblica, » dir nel principio del suo parlare: Signori, » bisogna che preghiate il Signor Iddio che » metta buone opinioni nel cuor di M. lìlar-» cantonio Cornaro, perchè è atto a persua-» derci con la sua eloquenza indifferente-» mente in ogni materia ciò che a lui pare » ( Pino. Nuova scelta di Lettere. Ven. 1582. Libro IL ) — Hi. Di un Marcantonio Cornaro, che io credo figliuolo di Nicolò q. il testé lodato Marcantonio, conservo alcuni prudentissimi Raccordi da lui dati nelle ultime guerre del Friuli, e dell islria (anno 1618) intorno alla scelta e disciplina delle Cernide e de’ Bombardieri (Codice Miscellaneo 2978. num. 2.). Questo Cornaro, a’ tempi del genealogista Priuli, era Senatore, Censore, del Consiglio di X, elettore di dogi, e moriva del 1632 secondo le genealogie di Marco Barbaro = Credo che questi sia l’autore di alcune Ren-ghe et Exor dii del datissimo ms. Marcantonio Corner che trovansi a penna del secolo XVI-XVII nel Codice MCCXXXV classe VII della Marciana s Coiti. Della guerra del Turco, la qual io voglio creder che il Signor Dio mandò a questa república del 1587 per castigare gli nostri peccati Altra arringa comincia: Quelli che hanno opinione di dar autorità et libertà a' francesi di componer la pace nostra col Turco . . . . ss Altra : Siccome io reputo che tutte le guerre che questa nostra República ha havuto .... = Altra Volesse Dio, Serenissimo Principe, che siccome altre volte son sta d’ opinion . . . . t= Altra : Ogni república et ogni stato che vuol conservarsi ec. ec. Son cose brevissime, e più abbozzi che arringhe formali. in, Marcantonio Cornaro figliuolo di Gio- ( ) ¡Nella ristampa di Firenze (Relaz. Serie I. Vol. II. p. 75.) è detto: Letta in Pregadi il di 12 giugno 1538 ; mn pare che vi sia sbaglio nel giorno, se non era ancora ritornato il Tiepolo dall'am« basciata, e se nel 30 giugno di quell anno trovavasi ancora in viaggio.