916 ALLA CHIESA DI SAN SEVERO. Voi III. pag. 408. Ad Antonio Boldù, ( Antonio Bolduno ) a Gianfrancesco Pasqualigo e a Domenico Bulloni eloquentissimi Oratori, Rafaelle Regio intitola le sue interpretazioni (enarrationes) delle Metamorfosi di Ovidio ( Venetiis. Rusconi, 1547. fol. a pagine CLXVII. tergo). Nella dedicazione egli declama contro un li-brajo (che pare fosse Ottaviano Scoto) che pubblicò quest’ Opera del Regio con infiniti errori, come si scorge anche da un’ altra dedicazione che segue del Regio a Paolo Cor-naro dottissimo c sapientissimo senatore, e al lettore, ove dice : quae namque superiore anno (cioè del 1516) perfidia cujusdam librarti me inscio emissae fuerunt non plerisque modo in locis quorumdam inuidorum conspi-ratione foedissime depravatae fuerunt verum prcfalione quoque, indice, vita poetae et ultimi quinternionis expositionibus mihi compositis fraudatae circumferuntur ec. Ho voluto ciò notare anche perchè non trovo ricordata questa edizione di Ottaviano Scoto 4516 nel Fabricio (IL 314. edit. 4 728, che ne pone una di Girolamo Scoto del 4 517) nè nella Biblioteca del Boni e Gamba 1793 p. 138. II Boldù era estimatore ed amico di Giovanni Stefano Emiliano sopranominato Elio Quinzio Emiliano Cimbriaco, poeta illustre friulano, il quale a istanza del Boldù ambasciatore all' Imperatore compose quell’Enco-miastico poema del quale fa menzione il Li-ruti a p. 586. 388. 391. 393 degli scrittori friulani «j Osservo solamente che il Liruti dice essere stalo quell’Encomiastico diretto dal Cimbriaco ad Antonio Boldù ambasciatore di Venezia a Massimiliano imp. ; ma il Boldù non fu ambasciatore nel 1489 a Massimiliano, ma sì a Federico IV. (che fu dal I 452 al 4493), mentre Massimiliano fu eletto imp. soltanto nel 4493, nè ¡1 Boldù fu mai spedito ad esso come ambasciatore. Voi. III. pag. 101. 102. ime. 3. 5. Nel Giornale intitolato La Dalmazia del-1'anno III. 46 dicembre 4 847 num. 50 pa- gine 396. 397 si legge un articolo relativo a Nicolò Chierlo e a Stefano Tartaro de’ quali parlo in queste inscrizioni n.° 3 e n.° 5. == Quanto alla famiglia CHIERLO, si dice che sebbene non sia frequente negli Alti pubblici, pure nell’ Inventario degli istrumenti ed altre carte, che esistono nella Cassa della magnifica Università di Caltaro, si legge riportato anche il testamento di un Nicolò Chierto, ma non si sa se sia lo stesso della inscrizione o un altro. Ritiensi che la famiglia Chierla fosse della classe del secondo ordine, vale a dire delle originarie cittadine di quel luogo. Vi si ricopiano la epigrafe, c la particella del testamento, ma il copiatore fu infedele es Quanto al TARTARO, non si fa che ripetere ciò che io dissi, e si ricopiarono pur infedelmente le mie parole ss È soscritto un U. R. ALLA CHIESA DI SAN STEFANO immoli) u Di MVRANO. Voi VI. pag. 453. nota (1/ Nell’elenco de’Codici veueziani portati via da’Francesi nel 4797 è al n.° 245 di quelli levati dalla Libreria de’ Domenicani delle Zattere : Stephani Tegliacci ArcMpresbiteri Patren-sis In Cantica Canticorum. Codice il più nitido che si possa vedere del principio del secolo XVI, in pecora con miniature. Comincia : « Ad Serenissimi!!« principcm virum » omi'.i viriate clariasimum L. Lauredanum » venetiarum ducem sapientissimum, Stepha-» ni Tegliacci Archiepiscopi Patrensis (1) to-» tiusque Achaiae et Peloponesi Primatls ac » Sanctae Torccllanae ecclesiae episcopi in » Cantica Canticorum exordium. Coni. Sae-pemmero cogitanti mihi. L’opera comincia Clamai Rex ipse pacificus... Dice nella dedicazione che darà fuori altre opere, così, » Coin-» mentaria super Librum Job, super Jesu Na-» ve, super Psalmos, Lìbrum de quinqué ge-» neribus Hypocritarum, Librum de prae-» stantia Fidei Catholicae et apostolicae , ac » de praeeminentia Sedis Apostolicae et poli testate juste sedentis in ea, Libros de Re-» formatione Romaue ecclesìe, et cujuscum- ( I ) Cioè Paatreensis - Patrasso.