SAN GIOBBE. 585 » delle persone o contro il corso degli anni » rappresentali col sole e col vento » ss Quesla è un’invenzione, per quanto io credo, ben posteriore al tempo del Moro, che non avea alcuna impresa, tranne lo stemma di famiglia, cioè bandaio d'azzurro e d'argento con un capo dello stesso metallo carico di tre more negre. Prima di finire quest'articolo e di parlare di altri dello stesso nome e cognome, ricorderò la moglie del doge. Essa fu Cristina Sanuto, siccome ho detto dapprincipio, da lui sposata nel 4412, dalla quale però non risulta che abbia avuto figliuoli c= Egli nel 4462 il mese di settembre, la menò solenue-mente in Palazzo col bucintoro (Sanuto \\1\). Quando il doge nel 4464 dovette andare in armata lasciò la moglie sua nel Palazzo ( ivi. 4480 ). Si è veduto nel foglio A del proemio il punto del Testamento di Crisiina in data 14 gennajo 4474 (cioè 1472) (4). Da questo rilevasi che la madre di Cristina avea nome Barbarella (Memmo) la quale lasciò alla figlia mille ducati d’imprestidi ; e che essa Cristina benefica il monastero di San Giobbe, perchè prieghi per l’anima de nostro padre et di nostra madre, fratelli et sorelle. 11 notajo fu Tomeo dc'Thomeis. Il nome quindi della moglie del doge Moro era certamente Cristina, ch’egli stesso con questo rammenta nel suo Testamento. Non so dunque come in alcuni, anche vecchi alberi pa-trizii, la si chiami Letizia. Lo scambio de-v’esser nato senza dubbio per essersi confuso il nome dell’una con quello dell’altra. In fatti Leonardo Sanuto q. Marino ebbe due figliuole, Cristina e Letizia. I genealogisti in vece di segnare il nome di Cristoforo Moro sotto quello di Cristina, lo segnarono sotto quello di Letizia la quale fu moglie di Zuanne Memmo, mentre Cristina fu moglie di Cristoforo Moro. Ne viene di conseguenza, che un bel medaglione che ho anni sono esaminato nella Raccolta che fu del veneto pa- trizio Giovanni Balbi, avente da una parte il busto di donna, e le parole all’intorno LETICIA SANVTO M VENETA, e dall’altra un carro trionfale, e nell’csergo due genietti che tengono in mano un breve che dice DECVS, spetta non alla moglie del doge Moro, ma si alla moglie del Memmo ; e quella M fu malamente presa per MORO anziché per MEMMO (2) ss Tali altri avendo letto nel Sansovino (p. 4 55 tergo. Libro X.) et 5. anni da poi il principe Moro fece il medesimo quando menò a casa la principessa Sanuta, credettero che Sanuta fosse nome. E infatti Giovanni Palazzi a p. 24. della Virtin, in gioco, ovvero dame patrizie di Venezia famose per nascita, per lettere, per armi, per costumi (Venezia 4681 ¡=46.) raffigurala dogaressa Moro sotto il Fante di Spade col breve Sanuta moglie di Christoforo Moro doge di Venelia. La loda per vita esemplare, amante sopra modo del marito. Esso poi dice che fu coronata nel detto anno 4462 e festeggiata la coronazione con giostro e tornei per lo amore che il popolo portava a que’ principi. Gli altri Cristoforo Moro che meritano qui ricordazione, sono I. Cristoforo vissuto nel 4 200. Nella Serie cronologica degli antichi signori Podestà e Rettori di Fermo dal secolo ottavo all’anno 4 500 ec. raccolta ed ordinata dall’ avvocato Raffaele de Minicis con annotazioni storiche (Fermo 4855 8.vo) leggesi a pag. 24 : 4200 Chrislo-forus Moro Venetus, e null’altro. Inutilmente ho rintraccialo negli Alberi patrizii in quegli anni un tal nome. I Moro contano bensi un’epoca più lontana, ma il nome di Cristoforo non comparisce la prima volta se non se nel 4390, anno della nascita del doge. Non vorrei quindi che ci fosse qualche sbaglio. Credeva dapprima che in cambio di Moro si dovesse leggere Doro (3) : ma nelle (1) Da un Registro di Testamenti che ho nel Codice 2929 pare che Cristina avesse fatto un anteriore Testamento 1’ anno 1466. . (2) Letizia Sanuto è ricordata da Marino Sanuto del cui pugno nel Codice CCX. classe XII. p. 75, esistente nella Marciana, sì legge : Sub ymagine Letitie Sanuto ~ Hec est Letitie clarissima forma Sanute Que Venetas inter nobilitate micat. (3) Nella detta Serie a p. 2? si nota: 4283 Michael Dauroi ora si aggiunga che questi era Veneziano, della famiglia Doro; fu Bailo in Acri nel 4264, fu poi Giudice del Proprio, e Consigliere del Doge, e Podestà di Padova nel 4272.,