ALLA CHIESA DI S. SEBASTIANO DEI GEIlOLlMlNl. -905 Voi. IV. pag. 146. A’ Podacataro ricordati aggiungo un Alessandro. Di questo in una miscellanea mss. del secolo XVI intorno all'armata di Cipro del 4o70-d571, esistente già nella Libreria del fu Giacomo Capitanio leggo: Quello che successe nel regno di Cipro al tempo della guerra : Al Cl. S. mio S. Osserv.....(non si sa chi). L’opuscolo, eh’è anonimo, dice che essendogli state consegnate quattro relazioni de’ successi della guerra di Famago-sta, perchè dicesse il suo parere (poiché anch’egli si è trovalo in quelle afflizioni ) , se sieno vere le cose esposte, e avendo riscontrato che da due spezialmente di quelle, cioè del conte Nestore Martinengo e del signor Alessandro Podacataro è stato narrato fedelmente e assai diligentemente l’avvenuto, trova però che tanto dal Martinengo quanto dal Podacataro furono omiuesse molte delle degne et essemplarissime atlione del clarissimo Marcantonio Dragadino c quindi in questa sua Scrittura supplisce alla loro mancanza. Voi. IV. pag. 153. «uro. 29. Fragli incisori del quadro di Paolo Veronese Le nozze di Cana è il Prevost. Abbiala» un foglio a stampa del 1852, da Parigi intitolato : « Les Noces de Cana par Paul Ve-» ronese tableau appartenant au Musée Na-» tional du Louvre gravé pour la premier » fois, au burin par Z. Prevost ec. » nel qual foglio si contiene la esatta descrizione del quadro e alcune lettere e attestazioni d’onore per il chiarissimo intagliatore. Voi. IV. pag. 148. 150. 153. Anche il famoso quadro La famiglia di iJario di Paolo Veronese non esiste più in Venezia cr Erano alcuni anni dacché la Galleria nazionale di Londra, desiderando di possedere questo quadro, aveva incaricato il Console generale inglese residente in Venezia, di trattarne col proprietario conte Vettore Pisani l’acquisto. Varie offerte furono fatte e rigettate; alla fine il proprietario domandò dodici mila lire sterline, colla condizione che a» suoi domestici, i quali per più anni ave- vano goduto di molte mancie per far vedere il dipinto, una somma addizionale dovesse essere data per compensarli della cessazione di queste sporlule. Accettata anche la condizione, fu stipulato il contratto e nel 1837 ebbe effetto la vendita, e pagata fu la somma di lire sterline tredici mila seicento c cinquanta (Napoleoni d’oro dieciseltemila, settecento quarantacinque), ma il Governo inglese non ebbe che fare nella distribuzione di tale somma. Nel Giornale Toh illuslrated. London News 26 dee. 4867 pag. 65*. 652. 653. se ne trova Una artistica descrizione, dicendo Sir Charles Eastlake nel Rapporto suo, « che se-» condo le tradizioni della famiglia Pisani » e la testimonianza generale degli storici » dell’Arte fu dipinto da Paolo per un An-» tenato del vivente conte Pisani. Secondo » il Boscfiini ingenti somme furono offerte per » esso fino da due secoli, e negli ultimi trenta »anni, Sovrano, Istituti pubblici, e ricchi » particolari hanno invano cercato di acqui-» starlo. D'Argenvillc dice sull’ autorità del » procuratore Pisani (della prima metà del » secolo passato ) che Paolo Veronese cs-» sondo stato detenuto per qualche accidente » nel palazzo Pisani ad Este dipinse e de-» positò li questo lavoro, informando la fa-» miglia dopo la sua partenza che lo aveva » lasciato appositamente per pagare il costo » del suo mantenimento. » Io qui ripeto, che nessuno documento di ciò trovasi negli Ar-chivii della famiglia Pisani. Avendo poi il conte Vettore nel detto suo palazzo in Este una bella copia del ripetuto quadro, eseguita nella stessa dimensione dal pittore Francesco Minorelli da Este ( nato 1624 morto 1657) la fece trasportare a Venezia, e risiaurata con molta diligenza dal pittore Paolo Fabris fu nel luglio 4860 co-locata entro la stessa cornice che serviva per l’originale nella medesima sala. Il Minorelli aveva in Este dipinto un quadro di corrispondenza alla suddetta famiglia di Dario, rappresentante lo sposalizio della Regina Cornaro con Giacomo Lusignano, quadro che pur colà si serba, ma di merito assai inferiore alla copia del Paolo. Non è a tacere, per quanto mi fu detto, che del -1800 il nostro pittore, che fu, Lattanzio Querena ebbe risiaurato, e forse ri-