ALLA CHIESA DI S. ELENA, 811 di una parte di essi sz Osservo eziandio che non erano frati, ma fratelli Antonio e Paolo da Mantova. Ma a proposito di queste tarsie, è ad osservarsi quanto dice lo Stringa a pag. 68. della Venezia, a. 1605. « Gli armari (egli » dice) furono fatti l’anno 1200 (cosi) come » si vede dalle infrascritte parole, che si » leggono ne' piedi delle due colonne poste » una per lato nel principio di essi, che • così dicono : Itlitlibus exaclis ccntum et » ijuater Astoms annis | Nonaginlaque sex » circuii ista Thomas ss Iloc opus exegit, ge-» nuit Florentia quem jarn | Composuit Tho-» mas, hic fuit Aslorius == » L’anno non è già -1200, ma bensì 1496, e l’autore apparisce «in Tommaso Astori fiorentino, del quale uon so se altri, oltre lo Stringa, abbia fatto menzione. Non essendo ripetuti da posteriori scrittori que’ versi, convien dire che siensi perduti in qualche ristauro, forse anche perchè saranno stati non ¡scolpiti ma dipinti a nero. Notisi che gli armari de’ quali qui parla lo Stringa, sono quelli che chiamatisi minori sopra i quali son posti gli armadi colle tarsie bellissime. Però anche questi armadi minori sono intarsiati con lavori che quasi tutti rammentano i sacri utensili che vi si chiudono ; e di questi , secondo lo Stringa, fu autore l’Astori. Voi. III. p. 41d. insc. 22. Pietro Casoia nel suo Viaggio a Gerusalemme tratto dall’ autografo esistente nella Trivulziana di Milano, per cura del chiariss. conte Giulio Porro (ivi 1855. 4.°) a p. 40, parlando delle cose vedute in Venezia, e di questa Chiesa dice : « La Giosia è bella et « ha il coro ornato de stadii tanto solemni » quanto se può dire in li quali sono inter- • siate tulle le cittadi sono in el dominio « de’ Veneziani ; opera troppo bella. # ALLA CHIESA DEI SS. FILIPPO E GIACOMO. Voi III. p. 78. Per maggior esattezza, circa l’uso al quale soggiacque questo monastero dopo la morte dell’ultimo Primicerio Foscari, devo dire, che verso la fine del 1808 e fino all’ otto- bre 1811 parte dì questo locale era occupato dalla Commissione Dipartimentale del Censo, mentre altra porzione nel 1808-1809 abilavasi dal canonico dottor Michele Nardini (ch’era parimenti uno della veneta letteraria Accademia), in una delle sale del quale la Società teneva le serali sue radunanze. Devo al chiariss. conte Fortunato Scerimau tale rettificazione. Si uoti però che il primicerio Foscari morì presso la famiglia sua a’Santi Simeone e Giuda nel 1810 presso la quale da molti anni abitava; quindi le stanze del monastero, ossia primiceriato, erano da altri occupate. Voi. III. pag. 80. A Giambatista Sanudo primicerio dignis-simo nella chiesa ducale di San Marco è dedicato il Trattato de1 Scrupoli, che cosa sieno, da che procedano, e con quali rimedii si curino, scritto da Gioseffo Cabrino dottore in sacra teologia, consultore, e ge.uerale della Santa Inquisizione di Venezia. (Venezia. 1081 13v) Il dedicatore è Giampietro Piltoni stampatore, ed avvi poi un avviso al pio lettore sottoscritto da Giambatista Nicolosi segretario, che persuade la lettura del libretto. Voi. III. pag. 83. Un quadro rappresentante l’arte de' Lina-roli col magistrato presente la quale aveva altare in questa chiesa sotto l’invocazione di S. Apollonia , è fra quelli spettanti alle Arti e Mestieri raccolti in una delle sale del Palazzo ducale al momento della soppressione di esse arti. E descritto nell Elenco a penna al num. 222 deH'altrove lodato Francesco Ziinollo. Un’ altro quadro che già apparteneva al-1’ arte de’ Segatori che sotto la pfo^joup di S. Isidoro raccoglievasi in questa chiesa, è pure nel Palazzo ducale, registrato dallo Zanolto al num. 248 del preacceunalo Catalogo. Voi. 111. p. 87. n.° XIII. Pietro Corraro. Tengo in una filza di famiglie diverse un ¡strumento membranaceo autentico col quale, del 10 gennaro 1296, una Cecilia moglie di