ALLA CHIESA DI SAN GIOBBE. 829 Voi. VI. p. 664 col. 2. linea 40. dopo matricola si aggiungano le parole e vedi in seguito a p. 711. 712. Voi. VI. pag. 687. in nota. Questo Carlo — correggi — Questo Alvise. Voi. VI. p. 698. ime. 102. bis. Un curioso opuscolo dedicato al Coignet è il seguente: « 11 Niente annientato, discorso » del conte Raimondo Vid.il all’illust. et ec-» cell. signor Gasparo Coignet signor de la » Thuillerie consigliere di Stato di Sua Mae-» sta christianissima et suo ambasciatore alla » Serenissima Repubblica di Venetia. » In » Venezia per gli heredi di Giovanni Salis. •1634. 4.° di facciate lo. La dedicazione comincia: « L’ardore della mia divofione verso » di V. E. impatiente di star più racchiuso » tra i confini del cuore ne vomita al pre-» sente le fiamme d’una publica testimo-» nianza .... Sarà forse non ordinaria la » mia (sfera) so dalle rovine del Niente ca-» varò i tesori della sua gratia per arric-» chire la povertà del mio talento ec. » Il titolo del discorso poi è Cke non v' è cosa più, vile nè più imperfetta del Niente. Su tale argomento si aggira anche un discorso accademico di Marino dall'Angelo, intitolato le Glorie del Niente, discorso che sta fra’ discorsi accademici de’ Signori Incogniti ( Venezia 1635. 4.°) ; e lo stampatore Giacomo Sarzina dedica il libro allo stesso ambasciatore Gasparo Thuillerio lodandolo come « l’Er-» cole della Gallia che con la clava del va-» lore ha raffrettati i più velenosi mostri che ® infettassero la Francia; soggiungendo che » la Francia e nella Francia particolar tea-» tro è stato al suo valore la Roccella, che * difesa dall’Arte, dalla Natura, dalla Pcrti-» nacia e dalla Virtù di valorosi guerrieri » costò più sangue che oro ec. » Voi VI. pag. 741. in nota dopo Margarita si aggiunga — e a pag. 664. di questo volume. Tomo VI. Voi. VI. pag. 705. linea 10. Malledonne — correggi — Milledonnc. Voi. VI. p. 716. col 2. anno 1662 — correggi — 1562. Voi VI. p. 718. col 2. linea 25. 30 — correggi — 130. Voi. VI. pag. 722. col 2. Il chiariss. sig. dottor Francesco Gera di Conegliano nell’Opuscolo in 4.° intitolato i Principali Giardini di Venezia (ivi. 1847) ha pur compreso questo di S. E. barone Francesco Galvagna. « Il barone Galvagna ( egli » dice) che inventò, inslituì, e diresse il » proprio giardino, volle imitare natura nelle » di lei forme più ampie e schiette; e ben » può e deve inorgoglirsi di avere si ben ve-» stilo il terreno, sì bene usato delle linee » curve e delle rette, si bene disposto delle » ineguaglianze il suolo, si bene collocato il » tempio, la pagoda , la casa elrusea, al-» cuni monumenti, alcune macchiette ed al-» cuni alberi isolati ec. » JJDjOlf '• ic OOfl 99'HI '-.SOÌfMunO^t Voi. VI. pag. 723. col 1. STATILA — correggi — STATILIA. Voi VI. p. 724. linea 22. romase — forse — rimosse. Voi. VI. p. 757. linea 45. gicoauo — correggi — giocano. Voi VI. p. 756. 757. L’ab. Morelli nelle giunte inedile alla Notizia d'opere di disegno riportava la seg uente annotazione di Giammaria Sasso, che in sostanza ripete quanto si è detto alle p. 756. 757rma pur dà una ulteriore notizia. « 11 li-» bro grande in carta bombasina de dise-» gni di stil di piombo di mano di Jacopo m