Tutto è come allora: sopruso, vessazione, illegalità, sofferenza e schiavitù ingiusta. E’ cambiato solamente un nome. E il documento ha lo stesso valore di attualità come lo aveva nel 1859; può essere ripetuto parola per parola all’Europa immemore che assiste ancora indifferente allo scempio dei principii di nazionalità e d’indipendenza, e diviene complice silenziosa di tanti delitti che ancora si compiono contro la integrità spirituale dei popoli. E’ sorprendente questa concordanza di circostanze, questa immobilità della cornice che racchiude il medesimo quadro; un oppresso curvo e umiliato e un tiranno che lo calpesta. Ieri era il tallone di Vienna, oggi è quello di Belgrado. La marca di fabbrica è diversa, ma la sostanza rimane a intollerabile vergogna di tutta l’Europa. « Che cosa è necessario di fare — scriveva Leouzon le Due da Parigi il 20 luglio 1859 — affinchè il trattato di Villafranca non sia lettera morta, affinchè la Confederazione sia quale l’imperatore Napoleone III ha voluto che fosse, cioè a dire una istituzione seria prospera e duratura? Bisogna mettere l’Austria in condizioni di non poter ritornare sopra la parola data e violare di nuovo i suoi impegni. Ora fra i mezzi più - 52 -