SAN GIOBBE. 747 5. Mezza lira. Il dì 12 luglio 4473 il Consiglio de’Dieci decretò quanto segue: Oppcrtet inter tronos et soldinos cadere aliquam aliam monetavi prò uso et majorì commodo lotius civitutisj pro-pterea vadit pars quod cudi debeat una alia moneta argentea, pretii scilicet sojdinorum decem, et ponderis carathorum XV. 3/4 unumquodque fnistum, sub illa pulchriori forma quae dominio et capitibus hujus Consilii visa fuerit, quae moneta etiam debeai ponderavi ut fit et obseruetur de tronis. La moneta di cui ci occupiamo ha da una parte il busto del doge 6 la epigrafe, quali appojono sulla lira ; ma dall’opposta ci presenta san Marco in cattedra, che colla destra benedice e nella manca ha il vangelo, figura imitata dappoi nelle mezze lire di Nicolò Marcello, ma ivi destinata a fingere il Salvatore, per cui l’aureola si ornò della croce; da questo lato la epigrafe è la seguente 6« . S . MARCVS . VENETI. Dalla or citata legge dei Dieci sappiamo che il 12 luglio 73, quando si decretò la fabbrica di questa moneta, di titolo uguale, e di peso e valore corrispondente alla metà del tron, non se n’ erano ancora approntati i conii. La quale circostanza, combinata coll’epoca della morte del doge accaduta li 28 del mese stesso, giustiGca la somma rarità degli esemplari che se ne hanno, uno solo de’ quali è a mia notizia, esistente nella Marciana. 6. Piccolo di rame schietto. Simile al piccolo n. 7 di Cristoforo Moro ( vedi p. 735 ), solo mutata la effigie del doge, e il nome NICOLAYS . TRONVS. 7. Altro piccolo'di rame schietto. Da una faccia il busto del Tron verso sinistra e la scritta NICO- LAYS TRONVS DVX ; dall’ altra il leone di san Marco gradiente con vessillo sormontato da croce. Il trovarsi in molta copia e in numerose varietà di conii questo tipo, e assai di rado il precedente, inducono la presunzione che la fabbrica del n. G abbia durato breve tempo, e sia stata subito surrogata da quella del presente, ai cui tanto abbondano gli esemplari. Una sola medaglietta del doge Tron a lui contemporanea, mi è nota; il tipo fu preso da quello della mezza lira, sennonché la epigrafe giro intorno al busto, non lasciando spazio vacuo all’esergo; dal rovescio non è visìbile la cattedra ove siede il santo, e la iscrizione giace oltre un cerchio che Io circonda ; arrogi che il diametro è alquanto maggiore di quello della moneta. Una seconda medaglia di piombo, nel medagliere Correr, è invece di età posteriore, e fu ottenuta combinando la parte del busto dello lira Tron con una faccia della medaglietta di Vittore Camelio che finge una festa bacchica, e fu da me descritta sotto il n. 11 de’conii di questo artefice alle pag. 183 della mia Notizia delle opere d'arte e d'antichità della raccolta Correr; ma per non [ presentarmi essa indizio di originalità, divisai di non comprenderla fra i lavori che conoscevo del Camelio, le cui prime memorie biografiche ho ivi mostralo non risalire che al 1484. E qui possedesi parimenti la bolla ducale in piombo del nostro doge, dislinta do un lato da quella del suo antecessore per la mutola effigie del principe, e per la variato forma della cattedra; le leggende son queste: NICOL . TRONVS . (DVX) S. M. VENETI. Il rovescio è occupato'dalla epigrafe, sottoposta od una croce formata da cinque bizaulì : NICOLAVS . TRONVS. DEI. GRATIA.DVX. VENETI A RVM . ET . C. Prima di chiudere questi pochi cenni, è prezzo dell’opera 1’accennare come la riforma de’ tipi della moneta, iniziata dal doge Moro e seguitata dal Tron, riforma che introduceva su’ veneti conii il busto del principe, sembrò inopportuna a’riguardi, non dell’essenza, ma delle esterne apparenze di un governo repubblicano. Perciò defunto il Tron, e non essendogli peranco dato un successore, fu presa il 2 agosto del 1473 una correzione alla ducal promissione concepita ne’ termini seguenti : Quod in omni sorte monetae quae fiel in cecha nostra imago ducis fiat flexis geni-bus ante imaginem taneti Marci in illa forma qua imago ipsius ducis est posila super ducato. JNiuno de’successori del Tron violò mai quella legge, e il busto del doge dalle monete scomparì per sempre. Venezia, nel novembre 1859.