« I Governi che si son fin qui succeduti a Belgrado hanno distrutto la grande prosperità che regnava nei paesi croati al momento dell’unione. Essi hanno finito per introdurre un caos completo nel campo economico e finanziario. Fino aH’unione, la Croazia, autonoma in materia amministrativa e legislativa, formava un'unità economica più o meno compatta e indipendente, che era fondata sul suo proprio territorio e sulla sua propria gestione economica, in armonia con la sua situazione geografica e la sua capacità produttiva in tutti i rami dell’economia nazionale. Essa teneva ugualmente conto dei suoi rapporti naturali con i popoli vicini, popoli con cui i croati formavano un gruppo economico comune. « Ora, dopo la sua unione alla Serbia, la Croazia è stata messa, dal punto di vista dell’economia pubblica, in una situazione assurda ed è divenuta la preda della più abbominevole balcanizzazione, poiché il nuovo stato si affrettò a sopprimere anche nel dominio economico, come in quello politico e amministrativo, tutte le istituzioni esistenti per sostituire loro, disgraziatamente, un regime molto peggiore e molto più primitivo. Tutta la gestione di Belgrado, sede del potere pubblico, a cominciare dalla riforma agraria eseguita nella maniera più corrotta e col fine evidente di propagandare l'egemonia politica, fino ai recenti sistemi di imposizione assolutamente inauditi, sembra perseguire lo scopo di soffocare con la Croazia, il suo possente fattore economico. Questi metodi primitivi e balcanici hanno tagliato corto allo sviluppo normale della vita economica in Croazia, poiché il principio dell’egemonia della Serbia sulla Croazia è sembrato a Belgrado l’estremo della saggezza. Esso non ha esitato a mettere il regime econo- - 167 -