SAN GIOBBE. 755 verno del Foscuri, progredì tant’oltre a’ giorni del Moro, che scadde rapidamente dal suo valore, e discese dai quattro soldi ai due, con danno enorme della pubblica cosa. Perciò parve a’ padri opportuno il pensare ad una riforma ; ma, prevedendosi lo scompiglio che derivato ne sarebbe, decretò il Senato, colla legge 27 settembre 1468, che per un anno niuno avesse a proporre nè mutazione di monetario sistema, nè proibizione dì sìngole valute, e nel frattempo non sì battessero nella zecca altri grossi, ma solamente soldini.—Nel 4470 si agitò definitivamente la questione, e fu statuito l’abolizione e il ritiro dei grossi; necessaria sì, ma gravosa misura, che costò alla repubblica l'ingente perdita di un milione di ducali d’oro che importava allora, dice bellamente il cronista Malipiero (pag. 658-639), più che la perdita di Negroponte, dalla riputazione in fuori. — Del grossetto del nostro doge esiste una moderna contraffazione, facile a riconoscersi dagli esperti. 3. Soldino. Tipo introdotto quasi cent’anni addietro, sotto Andrea Contarini; peso fissato dalla citata legge del 23 gennajo 1444 a circa grani veneti 6. 4/5, pari a grammi 0.350; valore dì 4/4 di grosso, o di 4/20 di lira. Da un lato raffigura il doge di profilo a sinistra, che stringe l’asta del vessillo, ed è cinto dalla epigrafe CRIST. MAVRO DVX ; nel campo, a tergo del doge, le sigle F sopra B, Z sopra S, e Z, dei varii massari all’argento. Dalla opposta parte è il leone alato di san Marco., accosciato e quasi di faccia, intorno al quale gira la epigrafe 4*. S. MAllCYS. VENE-TIARVM. Vedemmo or'ora eome nel 4468, decretandosi la sospensione de' grossi si desse mano a non coniare d’argeuto fuorché soldini, chiamati eziandio in documento del 22 marzo 4471 col nome di bori, che in simil senso dura tuttavia nel volgar veneziano. Il tipo, mantenutosi per un secolo, dal Contarmi al Moro, mutato poi sotto il governo dei dogi Tron e Marcello, fu quindi ripigliato nel 1478 da Giovanni Mocenigo. Ho veduto una moderna contraffazione del soldino del Moro, riconoscibile a colpo d'occhio, perciocché, in luogo delle sigle de’ massari poc’anzi allegate, reca una D rovescia sopra una B. 4- Quattrino. Il Maggior Consiglio, colla legge de’ 4G marzo 1466, aveva sospeso Io stampo de’ quattrini da 4 piccoli e delle altre monete minute, le quali, cosi di veneto come di forestiero impronto, aveauo invase le piazze in quantità smodata ; ma il giorno 20 del successivo febbrajo trovandosi nella zecca da ben 2500 inarchi di mistura d’argento e rame preparati per quelle monete, lo stesso Maggior Consiglio per non rinunziare al vantaggio di un migliajo e mezzo di ducati d’oro che dalla loro emissione sarebbe venuto al pubblico erario, ordinò che quella massa si convertisse in quattrini, co' quali provedere all'armamento di galere cd a stipendli dì soldati nell’Albania. Di queste jnonetucce, che da un lato mostrano il doge genuflesso e dall'altro una mezza figura di san Marco, non vidi finora col nome del doge Moro ; e del pari sono rarissime quelle di alcuni de’ costui successori, durante il cui reggimento la zecca veneta non fu nella loro fabbrica meno operosa. 5. Piccolo di puro rame colla effigie di san M>rco. Il peso dell’unico esemplare che ne conosco, esi- stente nel medagliere Correr, è di grani 45. 1/2, a fior di conio. Da una parte la epigrafe . ($« . CRISTOFORVS MAVRO gira intorno una croce cantonata da quattro bisanti e chiusa da cerchietto di perline; dall’altra la testa di san Marco veduta di fronte clngesi da pari cerchietto, oltre il quale si legge, . S. MARCVS. Ho premesso questo piccolo agli altri che recano il busto del doge, perchè la identità di tipo con quello del Malipiero, il non trovarne niun cenno nelle leggi pubblicatesi ducantc il Moro in materia di monete, ed il vedere introdotto il nuovo tipo ai primi di luglio 4462, m’inducono la ragionevole presunzione che questa monelina sia da riportarsi ai mesi di maggio e giugno dello stesso anno. 6. Piccolo di puro rame col busto del doge. Da una banda il busto del Moro In manto e corno du- cale di profilo a manca, e all'ingiro la scritta CRISTOFORVS . MAVRO. DVX; dall’altra la parte anteriore del simbolico leone ululo, presa in mezzo dalla leggenda . . S. MARCVS . VENETI. S’imprese !u fabbrica di questa moneta non ¡scorsi due mesi dopo la incoronazione del principe, così rilevandosi dalla seguente nota eh’ estrasi dal sopra citato capitolare: Adj 7 lnjo 4462. Noto io Jacliomo de Antonio d'AIvixe schrivan, chome vene qui alla zecca ozi ser Triadan Grili savio gratulo, disse da parte de la Signorìa se dovesse far certi pizoli grandi (cioè di gran modulo in confronto de’consueti) per mostra di rame puro, e chussi fo fato: e fato che i fono, fono dati al dito mis. Triadaii, i quali pizoli haveva da una banda la lesta del dote e da 1' altra san Marcito. Questa nota originale è della maggior importanza, siccome quella che decide a favor nostro la questione, da quale zecca uscissero le prime monete dì schietto rame ne’ tempi moderni, innovazione che si riteneva spettare alla zecca di Napoli pe’ cavalli primamente ivi stampati da Ferdinando I d’Aragona nel 4472. Credetti perciò opportuno il pubblicarla nel mio libro Zecche e monete degli Abruzzi, u p. 44. 7. Varietà del precedente. Dìstinguesi per lo minor diametro, per alcune discrepanze di conio nel bu- sto del principe, e per la mancanza della epigrafe intorno al leone. I/una e l'altra moneta divìdono col pìccolo dì rame n. o, così la venustà dell’ intaglio, come la perfezione dello stampo ; e 'fono VI, 05