ALLA CHIESA DI S. ELENA. 809 Voi III. p. 404. 405. ove dello stesso Soranzo. In una Cronaca veneta, era già de’Balbi, cartacea del secolo XVI, della quale serba memoria l’abate Jacopo Morelli ne’ suoi Zibaldoni , lesse egli la seguente novelletta succeduta sotto il governo del doge Giovami Soranso (tra il -1312 e il -1328 ). « Ritrovavasi in Venezia Dante fiorentino » e fu invitato dal Dose a desinar a tempo « di pesce. Erano Oratori che lo precedeva, » e loro avevano grossi pesci davanti, e » Dante più piccoli, il quale ne tolse uno, » e se lo pose all’orecchio. Il Dose li do-» mandò ciò che voleva dir questo. Rispose » che suo padre era morto in questi mari, » e che domandava al pesce novelle di lui. » 11 Dose disse: Ben, che ve diselo? Rispose » Dante : el dise lui e i soi compagni esser *> troppo giovini e non si ricordano, ma che » qui ne sono di vecchi e grandi che ini » sapranno dar novella. E il Dose gli mandò » un pesce grando. » Questa Novella col titolo di Favola, è tracciata anche a pag. 325 del curioso libro intitolato: Coraggiose Viltà, l’imo nella virlii, l’altro nel vizio .... opera del M. R. P. Àbramo di S. Chiara Agostiniano Scalzo, espro-vmciale, diffinitore e predicatore della Corte imperiale di Vienna tradotta dal tedesco nel-l' italiano - Trento, per Giov. Parone stam-pator vescovile. 47-17. 4.° = Comincia dunque la favola : « Si ritrovavano diversi fore-» stieri in un’Osteria a mangiare, a’quali » l’Oste imbandì diversamente la mensa, ad » alcuni dando la piattanza di pesce grosso, »ed ad uno di minuti pisciolini, mangiano » gli uni e l’altro; ma questo addocchiato » il pesce grosso de’ compagni, mangiando » il suo minuto di uno in uno, pria di porlo » in bocca lo porgea all’orecchio ; osservato » più volte dagli altri a fare tal moto, fu »interrogato della cagione; a cui rispose: » compatiscano Signori la mia curiosità, con » cui, sendosi annegato il povero mio pa-» dre, di professione pescatore, vado ricer-» cando a questi piccoli pisciolini, se me ne » sapessero dar conto, ma mi rispondono, » che per essere troppo giovinetti, non ne » hanno veruna notizia; ma se desidero ciò » sapere, dovere io interrogare quelli che » stanno nel loro piatto, come più provetti » in età, da’ quali potrò averne ragguaglio. » Intesero il zergo, e cortesemente gliene » porsero uno, e ricevutolo non lo accostò » più all’orecchio, ma lo consegnò a’ denti, * avendo sortito con tal arte l’intento. » Voi III. pag. 405. Alcuni cenni biografici intorno al dogo Giovanni Soranzo stendeva accuratamente L. D. 0. per le nozze di Girolamo Antonio Soranzo con Teresa Avogadro patrizi! ve* neti (Venezia, 4857 8.°) L’autore è Luigi dalt'Oste coltissimo uomo, fu presidente del Tribunale Criminale, e che occupasi adesso (18G1 maggio) della storia della illustre famiglia Soranzo. Voi. III. p. 408. col 2. al n.° 3 e p. 409. Dobbiamo alla diligenza de’ chiariss. signori Barozzi e Berchet la scoperta che la Relazione di Savoja attribuita nel Codice Marciano DCLXXIII a Francesco Friuli, è invece di Fantino Cornavo e= Quindi essa è ad eliminarsi da quelle del Priuli ss (Vedi Voi. I. Serie III. pag. 7. Belazioni del sec. XVII.) Gli stessi signori Barozzi e Berchet a pagine 339 e 403 del Voi. I. Serie I. pubblicarono la Relazione di Spagna dello stesso Francesco Priuli, divisa in due parti, la prima delle quali parla delle cose di Spagna (da me notata ai num. 5) e la seconda delle cose di Roma 4606- 4 G08; da me pur notata al num. 4 della pag. 409. v V *> v ut ììiuoop juudici»JBUi Usv « Voi III. p. 365. Inscr. 7. Del pavimento di questa sacrestia a majo-liche colorale, già da molto tempo perduto, fece menzione ultimamente anche il dottore Vincenzo cavaliere Lazari a p. 77 della Notizia intorno al Museo Correr. (Venezia 4859. 8.vo ) Voi III. p. 405. col. 2, A Giovanni Soranzo cittadino veneto Giovanni Manolfi io data di Roma \ 021 dedi-