S. A ¡X GIOBBE. 759 » con li Noncii et altri rappresentanti Sua Saniilà, acciocchù unitamente possano procurare il » servino della nostra religione : il che non potrebbe haver effetto quando si attrovasse in tal » legutione il Cardinal Multa non potendo noi permetter che li rappresentanti nostri habbino con » lui pratica alcuna, però >i commeltemo col Senato ( far di ciò partecipe Sua Santità ) et che » quando il Cardinal Molla andasse nella sopradetta legutione venirebbe di necessità ad esser iu- » terrotto questo pio desiderio nostro (di favorire col mezzo da iSnitrii le cose della Religione) » non polendo li nostri rappresentanti praticar ne conversar in alcun modo col detto cardinale. » Il che abbiamo voluto far saper alla Santità Sua, acciocché sapendo ella questo nostro conve- » niente rispetto possa, se così le parerà bene, mandar alcun altro in tal legatione. » (Vedi alla (ine di questo il documento 28 agosto 456*1. ) 18 aprile 1563. Jl Sommo Pontefice si scrive: « Dall’ illnio et rino Cardinal Navagero legato desti- » nato al Sacro Concilio ne sono state presentale le lettere di Vostra Santità de 23 del mese » passato da noi vedute et lette con quella reverenda che conviene a devotissimi figliuoli come » veramente le siamo, dalle quali havend» inteso In richiesta ch’ella ne fu circa il Cardinal Arali- » lio (cioè di rimetterlo nella grazia della Repubblica) habbiumo in vero sentito dolore grondis- » simo perchè osservandola noi come fneemo, et desiderando sempre di gratificar Vostra Beutitu- » dine n' inctesciu non poter compiacerle in ciò eli’ ella ne richiede per il disordine grande che » seguiriu nel governo et nella libertà della republico nostra, retta prima dalla gralia del Signor » Dio, et poi conservata dalli buoni ottieni ¡(istituiti dalli nostri santi progenitori, li quali quando ’> da noi fossero interrotti, non si poiria aspettare se non gravissimo danno, per l’inlrodullione » di un tal esempio; Imperò con quella revereniiu et affetto che potemo maggiore pregamo Vo- » atra Santità, come benigno et pio padre che la tenemo della republica nostra, che voglia con- » tentarsi di questa nostra rissolutione, per conservar gli ordeni nostri, dalli quali depende la » salute et libertà nostra, della quale conoscendo noi Vostra Santità tanto desiderosa quanto altro; » che già sia slato in quella santa Sede ne rendemo certi che questo giusto et conveniente ris- » petto nostro sarà da lei accettato con quella charità et equità di animo che conviene a padre ■» amorevole, ricordundose di quello che più fiate ella ha detto a nostri ambasciatori et fattoci da » loro scrivere in nome suo, che se ben ella ne richiederà alcuna cosa per purlicolar persone, » essa però intenderà mai voler alcuna cosa con perturbatone degli ordeni del Sialo, et con ma- n lelicio della nostra republica. Nostro Signor Dio conservi Vostra Salitila per longhi anni, et in » quella felicità che ella merita , per la pia et santa intentione sua al beneficio universale della » Christianità. (Expulsis papalislis et affinibus cardinalis Amulii ). 8 maggio 1563. All'ambasciutor Soranto si scrive di conformità, e frolle altre cose si dice: «Alle » quali deliberalioni acciocché alle presenti occasioni possiate servirvi volemo onchor aggiungere » che tanto maggiormente ha Verno causo di risentirsi del dishonor et mancamento ch’egli (il da Mula) » ho fatto alla republica nostra, quanto che esso medesimo quando si trattò di darli il vescovato di » Verona ci scrisse haver detto a Sua Santità che era indegno et incapace di tal carico, siccome » vedereti per la copia d’un capitolo di lettere sue che vi marniamo con queste, per le qual pali role si vede chiaramente che egli volse assicurarne che non doveva ne poteva accettar simil » carica, seben da poi, ingollandone, fece il contrario, onde reputamo questa la maggior ingiuria » che potesse ricever la rep. nostra: perciocché havere sprezzato quel così santo nome di arn-» bassatore eh’è pur i’unima di tulli li principi et molto più di tutte ie republiche, siccome la » Beatitudine Sua benissimo intende, fa conoscere ch’egli in un tratto ha offesa la libertà della » sua patria et l’interesse quasi di tàlli li altri prencipi del mondo, essendo stato di così pessimo » esempio, et non havendo voluto, come doveva, saper prima, se così fosse stata la intention della » Signoria Nostra, siccome fecero l’Iilmo di Aras et Varmiense, i quali con tutto che havessero » vescovati et fosser perciò obligali alla sede apostolica, et che nsn havevano ordeni e comtnission » alcuna in contrario, non volsero però accettar quella dignità se non hebbero prima il consenso » delli prencipi naturali ; che dimostrò la purità et candidezza della buona volontà loro et t’obligo • che ogn’uno diè haver alti principi suoi. Et vi forzerete con ogni vostro potere far conoscer che » questa nostra intention et ferma volontà nosce sopra tutte le altre cose da quella sicurtà che » deve esser impressa nel cuore di quelli che sono nasciuti et vissuti sempre liberi di non veder » con un tal esempio potersi dar adito alli altri di far simili disordeni per le cose che da quelli » potriano succedere. Però si promettemo che la Beatitudine Suu lauderà et approbarà questa no-» stra così santo et pia volontà verso la repub. nostra, et quando vedeste Sua Santità continuar » nel proposito suo di amarlo et stimarlo, potrete dirle che noi pregeremo Dio che confidando ella » alcuna cosa in lui non resti poi ingannata di quel modo che siamo restati noi. » (*) (*) Ciò è analogo a quelle parole dette dal Papa all’ambasciator Giacomo Soranzo, cioè: Che inganno? ci vorria forse venenare? le quali si leggono a pag. 160. del Voi. X. Serie II. Tomo IV. delle Relazioni degli Ambase. Veneti (Firenze. 1857), nella Scrittura 30 ottobre io65 del Sorauzo ri-