824 ALLA CHIESA DI SAN GIOBBE. bello del Fiore. « Di Iacobello resta anche un » frammento nel monastero di San Girolamo. ■ Rappresenta il Beato Pietro da Pisa ginoc-» chioni, che parimenti tiene il nome del-» l’autore, ed è quadro dipinto poco dopo » la morie del Santo. Vedi Flaminio Cor- ■ naro nelle Chiese venete, che dà anche la » stampa di detta pittura, ma fu alterato » lo stile. » Lo stesso Sasso in alcune note alla Descrizione di tutte le pitture pubbliche ec. del Boschini 1733, che io copiai da copia fatta dall’ab. Morelli, le quali note stanno nel Codice mio num. 3351 come la precedente, dice: p. 404: «La chiesa di San Girolamo. » Dentro dalle Monache un quadro in tavola » col ritratto del beato Gambacorta da Pisa » fatto da Giacobello del Fiore sotto cui è » notato lacobeC de Flore me pinxit. Maltrat-» tato dal fuoco del ( 1705) trovato sotto le ° rovine dalla madre Santorio, che ha fatto » la vita del Santo , morto là dove era un » ospitale fallo fórse dopo la morte da un » prete suo amico e divolo per nome Filippo » rappresentato dietro la schiena del Santo » colle parole T* Philippns. Ora qui abbiamo notizia non data da altri, cioè: che quel quadro creduto rappresentare il Bealo Pietro ò un frammento di maggior tavola := che questo quadro maltrattato dal fuoco fu trovato sotto le rovine ss e che Filippo sta dietro la schiena del Santo. Ma non essendovi nella tavola odierna altra figura, che quella di Filippo, è d'uopo dire che quella del Beato Pietro vi fu tagliata via , certamente perchè talmente malconcia e dall'incendio e dalle macerie, che uon era più riconoscibile nè alta a quel solenne ri-stauro che vedesi avere la tavola odierna ; la quale pertanto sola fu fatta intagliare dalla monaca Maria Rosa Santorio, ed è nel Cor-naro, e nel padre Sajanello. Ma poi o per compiacere le monache, o per altra ragione vi furono fatte incidere sotto le parole; IMAGO B. PETRI DE P1SIS, essendo invece quella di prete Filippo, come è dimostrato. Voi. VI. p. 547. col. 1. Un ritratto di Paolo Nani dipinto da Domenico Tintoretto ( secondo il Boschini ) è notato' aljnum. 449. da Francesco Zanotto nel Catalogo inedito de’ Ritratti de’ procuratori di S. Marco ed altri che si conservano nelle Gallerie del Palazzo ducale. Lo Zanotto prudentemente lo dice della scuola di Domenico TintoreV4ttofu»lcl M> owffw Voi <$l> p. 549. num. i. II Sommario della Relazione dì Agostino Nani qui ricordato, fu pubblicato, sopra un Codice della Libreria Manin a pag. 474 del Voi. V. Serie I. delle Relazioni che si stampano a Firenze, a. 4861. Voi. YI. p. 550. col. % Un più veridico ritratto di Agostino Nani dev’ esser quello che vedesi nelle suddette ducali Gallerie coll’anno 4642, opera di Domenico Tintoretto, citato dallo Zanotto nel suddetto Catalogo al num. 457. Osservava peraltro lo Zanotto che la pittura presenta piuttosto i modi della scuola Bassanese, che del Tintoretto. Voi YI. p. 574. col. \. Dall’illustre Federico Odorici di Brescia in una lettera al comune nostro amico Agostino conte Sagredo inserita in parte nell’Ar-chivio Storico-Italiano, Nuova Serie T. XIV. P. I, dove il Sagredo dà una relazione del mio fascicolo XXIV sulla chiesa di San Giobbe, furono giustamente osservate alcune inesattezze circa la precisione dell’ epoche segnate da Pietro Barozzi nella Orazione in lode di Cristoforo Moro. Una delle più importanti sarebbe lo averè fatto duca di Milano nel 4430 Francesco Sforza, mentre allora non era che capitano di ventura agli stipendi del Comune di Firenze ; e fu duca di Milano soltanto nel 4447. Ma può in qualche modo scusare il Barozzi la riflessione che egli scriveva l’Orazione nel 4465, cioè quando lo Sforza era effettivamente duca di Milano : cosicché se dopo le parole Francesco Sforza avesse aggiunto l’avverbio ora duca di Milano, (avverbio che d’altronde si può sottoinlenderc ) avrebbe tolto il sospetto di essere poco forte negli studi storico-ero? nologici.