t S A N G » gna che sarà alii 8 del presente agosto. » Appena tornato il da Mula da questa ambasceria, gli si affidò una più importante, cioè a Pio IV. e ciò avvenne nel 13 gen-uaro 1559 (cioè 1560 a stile comune) in sostituzione di Luigi Mocenigo. Il qual Mo-cenigo così scriveva alla Repubblica. « E » questo in particolare non tacerò , che il » clarissimo messer Marcantonio da Mula, » clarissimo senatore sempre in tutte le azioni » sue, nell’ orazione che fece in concistoro » pubblico dinanzi al Pontefice, si portò ve-» rameóte così bene, che da ognuno fu lau-» dato, et commendato sopra modo e prin-» cipalmenle Sua Santità per diversi segni » m’ha dimostrato esser rimasto benissimo » satisfatta; onde io fo certa la Serenità vo-» stra che sebbene con mio grande obbligo » alla benignità sua ella al presente ha vo-» luto mandarmelo per successore, abbre-» viando la legazione mia per tre mesi in » circa, la Sublimità Vostra per questo tempo » che a me restava et per quello che ordi-» nanamente avrà da stare sua clarissima » Signoria, questo Eccellentissimo Dominio » n' haverà quel buon et fedel servitio che » si può desiderare da un degnissimo par » suo. Io ho comunicato con sua magnifì-» centia tutte quelle cose che mi sono parse » necessarie et le ho date quelle informatìoni » et scritture, che ho conosciuto esser bi-» sogno. Nel resto supplirà poi la magnifi-» centia sua con la sua solita prudentia, et » con l’essecutione delli sapientissimi ordini o che giornalmente le dà la Serenità Vostra.» (Tratta da’miei codici, essendovi qualche varietà e ommissione nella stampa. Voi. X. Relaz. Firenze p. 64). Il Papa in effetto fece poco dopo vedere in quanta estimazione tenesse il nuovo ambasciatore da Mula. Essendo nel 7 luglio 1 559 (altri dice 1 7 luglio) morto in Padova il vescovo di Verona Agostino Lip-pomano, il Pontefice pochi mesi dopo il gen-najo 4560, credette di nominarvi in sostituzione il Damula, senza che questi alcuna cosa sapesse, e senza che ne fosse stata data dal Papa al Veneto Senato una qualche comunicazione. Vero è che il Pallavicini (presso il Mazzuchelli) afferma che ne fu dal Papa avvertito il Nuncio Pontificio, perchè significasse questo suo pensiero al Senato, aggiungendo che nulla avrebbe posto in effetto senza I 0 B B E. 613 l’aggradimento de! Senato stesso. Ma il medesimo Pallavicino soggiùnge che il Nuncio non fece peravventura 1’ ingiunta dichiarazione, a fine di non mettere in dubbio il successo. Sembra però da’ documenti al numero 8, che il ¡Nuncio abbia fatta la dichia-zione. D’altronde è certo che 1' ambasciato-re, se ne avesse avuto sentore, ne avrebbe scritto al Senato, per le sue deliberazioni. Alcuni però non furon lontani dal credere che il Papa non si sarebbe indotto a questa nominazione, se non avesse decisamente scoperto nel da Mula una inclinazione allo stato ecclesiastico, o se il da Mula non avesse in qualche modo fallo sentire al Papa che non sarebbe alieno dall’accettazione del vescovato ; e ciò è naturale per non esporre il Pontefice ad un rifiuto. Comunque fosse, il Senato venuto per altra via a sapere la cosa, insospettito anche che l’Amulio se l’avesse procurata in onta alle patrie leggi le quali proibivano ai cittadini della Repubblica il ricevere o premio, o grazia, o beneficio qualunque dai principi presso i quali erano col carattere di ambasciatori, e ciò sotto rigorosissime pene di bando, e con-fiscazione di beni, deliberò di richiamare da Boma l’Amulio, e di sostituire in ambasciatore Girolamo Soranzo. II cardinale Agostino Valiero a pag. 343 s 345 dell’Opera: Utilità che si può ritrarre dalle cose operate dai Veneziani - tradotta da Nicolò Antonio Giustiniani vescovo di Padova (ivi 1787. 4.) ci conserva le discussioni ch’ebbero luogo nel Senato in^ cotesto incontro. Giovanni Donato invei contro il da Mula, conchiudendo che lo si levi subito, e che gli si dia un successore che con più fedeltà faccia il dover suo, ed osservi con più diligenza le leggi, e che chieda contemporaneamente al Pontefice di concedere la nominazione di quei soggetti che si giudicassero dal Senato idonei pel vescovato di Verona. Il Senato approvò il parer del Donato, e fu eletto, come dissi, il Soranzo. Ma finché potesse questi allestirsi per la nuova sua missione, venne proposto nel 20, e 21 settembre 1560 di spedire il segretario Giovanni Fomento a Roma coll’ordine di pregare Sua Santità a non avere a male se richiamavasi l’Amulio poiché questi in vigore delle proprie leggi non poteva conseguire il vescovato; e nello stesso