278 SANTA TERNITA. queste cronache non fu permesso di spiegarsi, e di esaminare gli Alti originali tenuti secre-tissimi anche dopo l’epoca del fatto e fino alla caduta della Repubblica, dopo il qual tempo fu, ed è permesso da’Superiori di svolgere questi ed altri simili Atti antichi del Veneto Governo per solo oggetto di storico studio e spezialmente per quello di togliere le inesattezze de’precedenti cronisti al più de’qua- li, come si disse, non era facile lo attingere sempre alle vere fonti. Ho voluto, forse più del conveniente, estendermi iu tale narrazione per parecchi motivi. iPerchè si vegga la destrezza e avvedutezza con cui si è proceduto per ¡scoprire i correi, avere nelle mani le lettere falsificate, e catturare il delinquente principale. 2.° Perchè si vegga come il Consiglio di X. era geloso nel riserbare alla propria autorità la prolazione della sentenza contra gli ecclesiastici, non avuto riguardo al giudizio che ne fosse per proferire il Vescovo. 3.“ Perchè si vegga, come, malgrado la promessa data al Papa di non condannare a morte il Cocco, pure tutta la mira del Consiglio di X. teudesse a dannarlo all’ultimo supplizio , se non fosse morto in carcere. 4° Perchè si abbia una idea del come era estesa la formula adoperata in alcuni bandi Veneti di quel tempo. 5.° Perchè si conosca che sebbene i processi di Stato, come era questo, non si tro-viuo più negli ardii vii della Repubblica, nondimeno dalle Deliberazioni che restano nei Registri, non si può dubitare che siano veracemente stali con ogni esattezza compilati, e che per alcun tempo siensi anche conservati, al fine di renderli ostensibili a chi ne avesse interesse, come nel presente caso in cui erasi ordinato al Segretario Negro, di mostrare, occorrendo, il processo a Sua Santità. E quindi potrassi ragionevolmente dedurre che, come fu compilato questo processo, sieno similmente stati compilati altri processi di Stato, de’ quali da taluno si niega la compilazione, solo perchè oggidì più non esistono. XI. Giannalvise Cocco figlio di Marino q. Andrea, ch’ebbe per moglie nel 14^5 Regina Mosto di Pietro, era uno de’grandi mecenati de’ dotti dell’età sua, cui addirizzava sonetti l’illustre Trivigiano Poeta Marcello Filosseno ( Vedi S/lve de Marcello Philoxeno ec. Vene-tiis, i5oy, 8.°, e vedi a pag. i5o Domenico M. Federici nelle Memorie IVivigiarie sulla Tip. del secolo XV. Venezia, Andreola, i8o5, 4-°) Un sonetto, che trovo dal Filosseno diretto Joanni Aluisio Cluiucho, comincia: Talvolta per temprar lárdenle foco : e sta nel registro V. III della seconda edizione delle rime del Filos-seuo. Venelia, Ravaui, 151 ti, 8.°. Questo sonetto fu ristampato dal mio amico nobile Marcantonio Barbaro per le nozze Avogaro - Beve diri. Treviso, i83o. XII. Pietro Cocco f. di Francesco q. Pietro, e di una figliuola di Angelo Sañudo, nato del 151y era uomo di somma prudensa e di singolare bontà per testimonio di Alessandro Citolini da Serravalle. ( Tipocosmia , Veneti», 1561, pag. 293); e compiacevasi il Cocco d’intervenire ne’dotti dialoghi tra il Citolini tenuti e Gianjacopo Leonardi Ambasciatore del Duca d’Urbino presso la Repubblica, Col/altino di Collalto, Domenico V'mero, Valerio .MarceJlini, Girolamo Ferra, Agostino Malipiero, Alessandro Leoni, Marcantonio Giustiniani ectutti uomini culti negli studi, e taluni letterati di grido. Morì Pietro Cocco del i58tì, lasciando un figliuolo. Sono però in dubbio se questo Pietro non sia piuttosto figliuolo di Francesco q. Antonio, quindi fratello di Jacòpo Arcivescovo di Corfù, di cui sopra: giacché e 1’ uno e l’altro Pietro vivevano contemporanei, XIII. Tommaso Cocco figliuolo di Andrea q. Tommaso e di Gioselfa Corner q. Zaccaria, nalo del 1583 fu distinto avvocato per le Corti, ossia per alcuni Veneti Tribunali che si denominavano Corti. Fu poeta ed oratore, e ascritto alle due Accademie, degli Unisoni (1), (1) L’Accademia degli Unisoni radunavasi in casa di Giulio Strozzi poeta notissimo, che ne fu il fondatore circa il 1637 , e che trovavasi allora in Venezia insieme con Barbara Strozzi sua figliuola adottiva, celebre cantatrice. Pare anzi che quesl’Acoademia fosse ¡(istituita ad onore di lei : giacche