L’oppressione jugoslava in Croazia documentata da un giornale francese Particolarmente istruttiva è una corrispondenza che uno fra i giornali più fedeli alla socialdemocrazia francese, l'Oeuvre, ha ricevuto da Belgrado (agosto 1932) da un suo collaboratore, il quale traccia un quadro veramente impressionante dell' attuale situazione interna in Jugoslavia. Dopo aver premesso che in questi quattordici anni del dopoguerra i governanti serbi, potenti perchè disponevano dell’esercito e beneficiavano dell’amicizia francese, non hanno accumulato che errori, atti sgradevoli, violenze verso gli altri membri della comunità jugoslava, la corrispondenza ricorda che ai croati sloveni, il cui sviluppo intellettuale, economico e sociale è in anticipo di mezzo secolo su quello dei serbi, è stata rifiutata sino dalla costituzione del Regno serbo-croato-sloveno, ogni partecipazione alle amministrazioni dello Stato. « Dopo il 6 gennaio 1929 — prosegue il collaboratore dell’Oeuwe — dopo la dittatura, non vi sono più in Croazia nè libertà individuale, nè libertà pubbliche; la stampa è imbavagliata, i processi politici si succedono ininterrottamente, i pa- ' 155 '