S. M. DEL SOCCORSO. ¿27 guito Batista le storie di pitture nell'apparato Monsignor Barbaro eletto Patriarca di Aqui- per le nozze del Duca d’Urbino con Vittoria leja la tavola a olio con San Giovanni che Farnese (i). Tornato a Roma il Franco at- battezza Cristo net Giordano; opera che fu tendeva a disegnare non solo le statue, ma tenuta molto buona e gli acquistò gran nome tutte le cose antiche di quella città, e ne fe- e credito (2), e la quale fu cagione che i frati ce un libro di cui diremo in seguito. E in Osservanti di S. Giobbe gli facessero fare nella Roma lavorò- anche peli;» Compagnia di di- Cappella Foscari una pala con N. D. che sie- »ei'sì ingegni che per recitar commedie aveva de col figliuolo irt collo, ur» S. Marco a lato, radunata il celebre poeta Giannandrea dall’ un» Santa dall’altro, e in aria alcuni angeli Anguillaia. Era già l'anno i55<> quando Ba- che spargono fiori (3). In S. Bartolommeo alla tista dipinse pel Cardinale di Cesis lo stemma sepoltura di Cristoforo Fuccheri mercatante di Giulio III istoriato; e neTIa Minerva una tedesco dipinse un quadro Coll’Abbondanza, Cappella con istorie di N. D. e di G. C. che Mercurio, e una Fama (4). E per Antonio furono (dice Vasari) la miglior cosa che fino Dalla Vecchia Veneziano dipinse di assai belle allora facesse mai. Dopo questTepoca pensò il figure un Cristo coronato di spine, ed alcuni Franco di tornare in Venezia sua patria, e. farisei che lo scherniscono (5). Nel palazzo qui in S. Francesco delia Vigna lavorò per ducale la scala detta d’oro, fu dipinta da Ba- a Casleldurante per dipingere delle porcellaney mentre è certo (come dice poi lo stesso Huard) che il Franco non dipingeva le porcellane, ma dava altrui i disegni suoi per riportarli in quella materia. Quindi non puoss» dire coll’Ifuard che il Franco mediocre di portata come pittore, sia riuscito straordinario in questo nuova genere (cioè delle pitture in porcellana) perchè egli non vi dipingeva, ma faceva eseguire i suo» disegni bellissimi, i quali da altri più espelli del Franco- nel dipingere n-vrebbero potuto essere copiati in tela a in altra matei ia meglio di quello- che avesse saputo fare lo stesso Franco che i disegni inventava. Ad onore poi del Franco torna quanto dice Giambatista Passeri (pag. 74- 776.) dell’opuscolo: Istoria delle Pitture in Majolica ec. inserito nella Nuova Raccolta Galogerana Tomo IV. Egli dice che il Franco non ebbe pari a’ suoi tempi nella intelligenza delle antichità avendo intagliato e disegnato di sua mano tutte le più belle antichità che fossero in Roma, l’intiero museo di cammei ed altre gemme istoriate che aveva raccolta in Vinegia il gran Patriarca Grimano e ne fece un gran libro ora divenuto rarissimo. Il Passeri possedeva non pochi originali disegni per piatti di mano del Franco, con istorie molto belle, e fra queste due molto lunghe che rappresentano battaglie navali cavate dell'antico, le quali non hanno prezzo e si vede che furon fatte per dipingere i tamburi di due gran vasoni da tavolino. Si vuote inoltre, dice il Passeri stesso, eh? egli facesse le bozze per una gran parte de’vasi dulia Spezieria di Loreto, e chi ha pratica della maniera di questo grand'uomo, ve la riconosce in parecchi.... (l) 11 Lanzi dice che il Franco ebbe discepoTo l’urbinate pittore Federico Barocci, il quale dal Franco apprese a far mollo studio su i marmi antichi. E nota altre pitture del Franco, una delle quali nella tribuna di S- Venanzio in Fabriano colla Madonna e il titolare e altri santi ; e nella sagrestia della Cattedrale di Osimo molti quadretti colla Vita di G. C. dipinti nel 1547 ; cosa rara (dice il Lanzi) essendo il Franco pressoché ignoto alle quadrerie. Osservava il Lanzi che malgrado tanti studi su Michelangelo, gli è paruto il Franco sempre discreto seguace di esso e coloritore più forte che il comune dei fiorentinij e che è più agevole conoscere il Franco nello Stalo Pontificio che in- Venezia ove poche cose fece. (a) Dicesi che Agostino Caracci leggendo la lode che qni il Vasari dà al Franco per questa tavola, abbia scritto- nel margine: Questa tavola non è degna di alcuna lode perciocché è piena di mille inconsiderazioni, è mal disegnata e peggio colorita, ed è meno che mediocre pittura. Lo Zanetti all’ incontro la dice bella tavola. (5) A’tempi del Boschini (edizione zj'5'5) vedevasi tuttavia questa pala e vi si dice opera di Battista Franco ma ristorala da Pietro Vecchia, ed ora ricoperta da un immagine di Sant’Antonio in una gran cassa. A’tempi dello Zanelli (anno 1771) non si vedeva più, nè v’è. '4) Ricostruita la Chiesa nello scorso secolo XVIII si è perduta questa sepoltura, che deve essere stata affissa al muro. Non ne trovo menzione nemmeno fralle inscrizioni che nell’antica Chiesa esistevano, e che tengo nei miei manuscritti. (5) Antonio Dalla Vecchia trovasi negoziante distinto negli Alberi Cittadineschi Veneziani del secolo XVI.