S. MARTA. collana, e le giojeì e le anella, come se i lettori a guisa di ciarlatani o bargelli avessero dovuto portarsele al collo o fare una mascherata. JSon è pertanto a maravigliarsi se i contemporanei, e se persone anche non salariate nè dipendenti da lui (i cui encomii sono talora sospetti) profondevano elogi al nostro Gabriele per le sue stampe. Lodovico Dome-nielli nell’edizioni del Petrarca 1545— 1547» in 4-to, uscite da’torchi del Giolito diceva: » Io veramente stimo che tra i rari impres-» sori ineriti grado illustre (e sia detto con » pace degli altri) l’onorato M. Gabriel Gio-» lito. Et quando volgo gli occhi all’eterne » fatiche dei chiarissimi lumi della lingua » Toscana, Petrarca, Boccaccio, Ariosto dalla » lodevole industria di lui con sua grandis-y> sima spesa all’ immortalità raccomandati, y> certo ch’io non posso non sommamente co-» niendare, insieme cogli uomini di giudizio, » l’animo suo; perchè io sono ardito a dire, » se vivessero oggi gli autori, dei quali egli » ha con tanti ornamenti l’opere impresse, » che ciascuno di loro a prova di se mede-» simi cercherebbono di avvanzare se stessi » nei propri sudori, solo per vedere i parti » dei loro intelletti si leggiadramente onorati » e posti in mano degli uomini per mezzo del » cortese M. Gabriel Giolito. Il quale nato » per giovare al mondo, e non per vivere in-» darno, continuando nel suo grazioso insti— » tufo, sopra modo desidera che gli eccellen-» fissimi ingegni dell’età nostra, servendosi » dell’opera sua, a se stesso procaccino eter-” na gloria, et a lui maggior fama et utile : « E lo stesso Domenichi nella prefazione al libro suo La Nobiltà delle donne ( Venezia, Giolito i55i; ma in fine 1549» 8.vo) diceva: » In (¡nella medesima maniera che n’hanno » compiaciuto il nobilissimo et mio mollo » hoiiorato M. Gabriel Giolito de Ferrari liog-" gimai conosciuto affettionatissimo et devoto ■» delle donne, per tutte le sue costumate at-» tioni, spezialmente per procurare ogni dì » che dalle sue bellissime stampe escano in » luce et nelle mani del mondo le lodi del » sesso Donnesco : di che a lui ne vien liono-” re tuttavia et guiderdone anchora da quel- * le «. E lo Scandianese a pag. 42 del stio libro la Fenice scriveva : » che mercè sola del-» l’impresa dell’hooorato 1\I. Gabriele Gio-» lito, li ottimi autori che in volgar han scrit- rog n to sono men rinovati di quello che ri novi n la stessa Fenice le vecchie e smarrite penne n per la lunga etade, perchè se considerar » vorremo la vaghezza del carattere, 1’ orna-» mento delle figure, e la correzione delle » stampe pare che niente in tali opere desi» » derare si possa « (Fenice ec. Venezia i555). E Antonio Mezzabarba a lui stesso scriveva : n Con pace di tutti gli altri impressori, mai » non vidi per addietro il più corretto, il più » vago di lettere et di ornamenti, et con tut-» te quelle parti buone che fanno essere bel-» lissimo un libro, onde nulla vi si vede man-» care « (da Sanguineto, il 18 geanajo 1544* Pino Lettere, voi. II, 34i). Orazio Lombardelli ( Arte del puntare gli scritti, pag. 31-32). lodava la buona collocazione de’ punti usata dal Giolito, e lo poneva al paro di Aldo, di Paolo Manucci, di Giovanni Grifiio, di Vincenzio Valgrisi, e d’altri stampatori di allora. Ascanio Presinace da Squillace dava en-comii alle stampe del Giolito con un sonetto che sta a pag. 4 • J delle Rime di diversi libro quinto (Venezia, Giolito 1555) in quasi tutte le quali raccolte di Rime si fanno elogi alle stampe di lui. Dario Attendoli nella seconda dedicatoria a Giovanni Gregorio premessa al sopracitato libro il Duello. (Giolito 1564) en~ comia V honor ato M. Gabriele Giolito nato per consecrare alP immortalità f opere delle hono-rate discipline con chiara sua lode in questa seconda edizione stampate. Orazio Toscanella nel dedicare a Giovanni Giolito le sue Insti-tuzioni Grammaticali volgari-latine (Venezia, G iolito i56j) dà lodi a Gabriele siccome colui che in singoiar maniera ha amati di continuo i dotti ed ha stimato tanto le lettere che oltre allo avere tenuto sempre in casa letteratissimi uomini, ed oltre lo avere per dir così dato tributo ai più famosi d? italia ha speso quasi in--finita quantità di danari in far stampare opere tanto dotte e belle ed in caratteri così vaghi politi e leggiadri. Dice che Gabriele volle eh’ esso scriva cotesta grammatica, e aggiunge : Io V ho obedito volentieri non solo perchè mi ha cortesemente pagato, ma più perchè io lo vedeva ardere in desiderio di giovare alli studiosi ... Il Baldelli nella dedicazione del sopracitato Diodoro Siculo (Ven. i5^5) a M. Lorenzo Pucci protesta che il signor Gabriele Giolito non cessa mai di venir facendo ricca la bella nostra lingua e di giovare al mori*