ALLA CHIESA DI S. BASILIO. 529 quale 1’ Acotanto ottenne di poter mcnaré vita eremitica nello stesso monastero . Edificata quindi colle sue mani una cella quivi stava in continua orazione; ed ebbe assai a jmgnnre contra le insidie del demonio, clic impedivagli il mangiare, in varie forme aprendogli ora di cavallo nerissimo portante sul dorso del formaggio ; ora di donna con otri pieni di latte, ora di orribile toro con corna ed unghie lunghe ed acute. Egli cacciavate con le orazioni e spezialmente col segno delia croce; e poscia una candida co* lomba prestavagli il cibo. Finalmente predisse la morte sua a’ fratelli monaci e poco i-nanzi al morire tenne loro un commovente sermone confortandoli a resistere alle tenta-noni. Poi li benedisse, e spirò. (Il) Io non saprei dire se cotesla leggenda spetti veramente al nostro Pielro Acolanto; ma dall« annotazioni che ho sottoposte con» chiuderci di no : poiché le circostanze narrate dalla leggenda non combinano punto colla antichissima storia che abbiamo dell’ Acotan- 1 'y a eh’ è già pubblicala dal Cornaro nell’ opuscolo Jota prò appvobalione cullus li. Pe-tri Acotanti ( Racc. Calog. Nuova Tomo X). E io sarei piuttosto tentato a crederla una alterata imitazione della prima parte -della leggenda di San Gherurdo Sagredo, del quale ho detto in questo Volume V. a p. 178. in fatti, Gherardo Sagredo ( padre di San Gherardo ) era uomo caritatevole ed ospitale ciie invitava i preti, i cherici, gli amici e i vicini alla sua mensa. Egli sebbene ammogliato, non aveva figliuoli, teme\a*quindi che andasse estinta la casa Sagreda ; pregò Dio ciie ne desse, e n’ebbe due, cioè San Gherardo e Vincenzo. Gherardo era di cinque ami, quando sofferse grave malattia, dalla < naie per le intercessioni del B. Giovanni Mo-i osini fu liberato. La madre intanto offerse Gherardo al Monastero di San Georgio Maggiore; e il padre recossi in Terrasanta, ove cjmbaUendo morì. Vincenzo per le insinuazioni della madre si ammogliò; e la madre pòco dopo venne a morte. Gherardo nel monastero fu fatto priore e viveva eremiticamente vestendo cilicio. Morto l’abbate Guglielmo, fu eletto Gherardo, sebbene contra sua volontà. Poco dopo si propose Gherart o di visitare i santi luoghi di Gerusalemme, e messosi sur una nave, insorse fierissima procella che costrinse lui ed altri ad abbandonare l'impresa. Gherardo poi divenne Vescovo e morì martire, c il noslro Acotanto invece, malgrado la procella, giusta la leggenda, è ito in Palestina, poi ripatriato, moriva tranquillamente nell’ eremo di San Georgio Maggiore. FoL I. p. 225., inscrizione 40. e voi. 11. pag. 420. Di Bartolommeo Ancarano o Angarano pievano di S. Basilio abbiamo anche : In funere admodum Reverendi 1J. 1'. Zeni Fiae eremi-■tarum D. ffieronymi Cong. Beati l‘elri ite Pisis provinciae Tcirvisinae antistilis Ovatti) habita a lìurtholomaco Ancaruno divi basila Fenetiarum presbitero tiluluto sacra« theol. d. in sderis divi Sebastiani aedibus ab eodem auctore illusi, atipie rever. D. D. Marco Zeno episcopo Tur celli designato nuu-cupata. Fenetiis Denchinus. i 4. 11 lodato è il padre Fra Zeno Fia cioè Zeno di nome, Fia di cognome, quindi non il padre Francesco Zeno come lessi in 1111 catalogo a penna, il quale Zeno / iu era V eronese di nascita, e morì a Venezia nel detto anno 4626. Fol. I. pag. 220., insc. 17. e III. 486. Da Maddalena ¡Sardea maritata a Giovanni' Puppi nacque già in Venezia nel -1654 la venerabile suor Maria Caterina della Folcitici di Dio religiosa del Terzo Ordine di S. Domenico, la cui vita fu descritta dal p. 1. f. Giuseppe Gallizioli, e impressa in Venezia nel 4728. 4. ALLA CHIESA DEL CORPUS DOMINI. Fol. II. p. 48, colonna prima e seconda. Abbiamo due opuscoli a stampa relativi alla gloriosa azione, e alla morte di Cristo-foro Canal qui descritta. 4. La Gran rotta che a dato il signor Christoforo Canale, proveditore de V armata Fenetiana {fili Turchi corsari del mare, iEt (ij Sun dice l’anno della ritorte;, ni» la storia del Cornaro stabilisce la morte sua dell'agosto 1187 , non già i»iso il 1180 come l'editore a p. IV. della .Prelazione a questo libretto. Toa. V. ~ 67