3,6 NOTE AL PROEMIO. » Ospitale si faceva mediante degli appositi passaggi che corrispondevano al piano supe-» riore del fabbricato. » L’arcata del presbiterio erasi tenuta alquanto depressa^ e tale infatti doveva appa-» rire si; la sua altezza corrispondeva a poco più di una larghezza e mezza. Troppo corti » riuscivano i due pilastri corintii che fiancheggiavano la ridetta arcata per cui in luogo » di sorpassare l'archivolto della stessa ne rimanevano alquanto al dissotto} inconveniente » questo che l’altro, più disgustoso ue avea prodotta di davcr mutilare nella parte sovrap-» posta alla ridetta arcata la trabeazione che ricorreva tutto il perimetro' della chiesa. « De i quattro altari disposti in giro di essa, i due a destra entrando (Vedi Tav. I. » e II.) ricordavano tanto nel loro insieme che nei parziali dettagli lo stile Sansovinesco. n Questi altari con qualche riforma nella parte inferiore ora si ammirano nella testé rin-» novata chiesa dei Cavalieri di Malta.. « Noi per altro ad onta di ciù non possiamo- persuaderci che deltf intiera Chiesa sia ». stato autore il Sansovino sebbene venga a lui attribuita dal figlio suo, e lo stesso asse» 3) risca anche il Temanza (Lib. II. pag. 248). Altri perù la suppongono di Antonio Zan-y> tani clic si dilettava di architettura^ e per lo meno ritengono che questi ne dirigesse 1’ » esecuzione. (Veggasi il Moschini Guida Voi. II. pag. 3a(i). Noi però ci guarderemo dall’ » esternare un parere in tal proposito , non avendo bastanti dati per poterla attribuire » piuttosto’ ad uno che ad altro autore. _Ma pure, inclineremmo piuttosto col Sansovino y> a ritenere, lo Zantaui soltanto per un benefattore die colle proprie largizioni abbia con-* » tribuito alla erezione della chiesa stessa. » In quauto riguarda al presbitero,, al maggio* altare, ed ai balaustri ehe con vera » profusione erano eseguiti per intiero in marmo di carrara, non dubitiamo di giudicarli « per lavori eseguiti nel secolo X.VIÌ. L’allastellamento dei risalti, i ripetuti riquadri e a l’adottate centinature,. che più di tutto abbondavano nel però grandiosa e magnifico al-» tare abbastanza li davano a conoscere per opere appartenenti a quell’epoca' fatale del » decadimento del Parti belle. Quest’altare con, tutti i marmi del presbiterio e la balau* » strata acquistati da monsignor Squarcina vescovo di Geneda s’impiegarono a decorazioni ne di quel duomo nel 18Ì6 (Vedi Inscr. num. 10). » Alla ricordata mancanza d’interna decorazione si aveva supplita col coprire quasi » per intiero le pareti di dipinte tele. Dei quadri pure ornavano i comparti del soffitto dei » quali quello, di centra eoa figura elittica, i due posti in direzione dello stesso lungo 1’ » asse maggiore circolari, e gli altri minori in numero di sedici, di figure composte e di-» sposti intorno ai primi contenevano dei soggetti allegorici eseguiti a chiaroscuro. Stava-» 110 inoltre collocati fra gl’ intervalli dei finestrini coperti nel fregio della ricordata tra-» beaziaue altrettanti pezzi dipinti che rappresentavano gli emblemi della Passione con an* » geli che ne sostenevano i varii gruppi. Le Guide descrivono già queste pitture-. Francesco Lazzari. F I più riputati quadri, giusta io Zanetti e il Moschini, erano uno grande sopra ii coro ove cantavano le putte, rappresentante un sagrifieio della legge antica, opera bella dei Cavaliere Andrea Celesti. Sotto al detto coro sopra la porta un quadretto con Cristo tirato da un manigoldo simile a quello di Tiziano, eh’è in S. Pvocco, bello assai 5 quadro-che il Boschini dice essere di Giorgio ne-—La pala di Jacopa Tintaretto con S. Órsola, e l’altra con Santa Cristina e due angeli che portano la palma e la corona, opera questa da altri tenuta di Giovanni Rothenamer, o Rothamer, da altri creduta di Martino de Vos. Il Moschini riflette che chi la lece ha studiato Paolo Veronese. — Il soffitto era degno di osservazione per le pitture del Varotari d.° il Padovanino, del Maffeir una del Peranda c del Prete Genovese (Vedi la nota A agli anni i635 - i636). Ed eziandio la cupola dell’ aitar maggiore a fresco con ornati, e figure dipinte ed a chiaroscuro, era opera assai bella di Angelo Rosis o Rossis •, e questa colla demolizione della Chiesa è afiat»