ALLA CHIESA DI S. SEBASTIANO DEI GEROLIAIINI. 649 » gnoria una scimitarra, et un pugnale, e » tre mude de loro habiti di ormesino tes-» suto e dipingo cosa rara , ma di poco va-» lore. A loro li furono donati panni di seda » e d’oro, vetri, horologgi, cristalli, et al-» tro per la summa di ducali mille. Parla-» vano nella loro lingua, un poco di latino, » spagnolo, et anche italiano, ma però, par-» lavano in pubblico per interprete. Parti-» rono per Padova e Verona ». 4. Andrea Morosità ( Memorie Politiche Veneziane autografe, inedite, codice mio num. 1012. mese di giugno 1585 ) » Giungono a » Venetia li 4 ambasciadori delli Re del Gia-» pon, vanno in Collegio, 2 sentano da una » parte del Prencipe, 2 dall’ altra, 2 Giap-» ponesi vanno- sul tribunal espongono che. » haveano gran desiderio di veder questa » città celebre sentita a nominar nel suo » paese. Et ringratiano delli favori essendo » stati ricevuti nel stato tulio della Signo-» ria. Parlorono nella loro lingua. Un inter-» prete che haveano con loro espose. Poi » doppo la risposta del doge che li accolse » benignamente parlò interpretando un Giap-» ponsse che riporteriano nel loro paese la » memoria di questa republica, li lavori ha-» vuti, la sua grandezza, et se ben per la » loro lontananza non potessero apportarle » benefitio tuttavia ne conserverebbero me-» moria con desiderio d’ogni suo bene. Do-» norono nel partir alcune cose de loro pae-» si cioè habiti de ormesini, due coltelli et » che furono riposti per memoria nelle Sale » del Cons. di X. ■— Il Senato li fece passar » per gentilezza 1000 ducali. 5. Guido Gualtieri (Relationi della venuta degli ambasciadori Giapponesi ec. Vene-tia. Gioliti.' 1586.) a p. fl4 e seg. ove parla del loro ricevimento in Vènetia : » Poi » nell’ ultima del Collegio ( Sala ) stava il » serenissimo duce in un alto seggio coper-» to di panni di seta, et egli con habito il » più solenne et il più ricco, che soglia u-» sare, di finissimo broccato, ornato di pie-» tre pretiose, rendendolo anco più venera-» bile e maestoso la vecchiezza di novanta* » cinque anni, c l’honorata presenza, che » maggiormente con tal habito compariva (1). »> D’ambi i lati sedevano molti senatori con » le sue vesti purpuree, sopra i quali tutti » furono posti i quattro Signori Giapponesi »due per parte: dove havendo l’interprete » fatti i debili ringraziamenti ec. et nel fi-» ne gli presentarono quei Signori uno de » suoi habiti Giaponesi con una spada et un » pugnale ec. » Aggiunge poi il Gualtieri un’altra curiosità ed è : » Finalmente de’ molli favori che » questa Republica fece a quei Signori, per » non esser più lungo, resta riferire due, » l’uno fu il farli ritrai* tutti quattro al vi» » vo, a perpetua memoria, in una sala, eh’ » e’ chiamano del Gran Consiglio, nella qual » stanno dipinti varii quadri di Duci; per » la qtial opera sola si diedero al pittore » due mila scudi, ( 2 ) dove ancor hanno » deliberalo d’attaccar una Scrittura in let-» tere Giaponese con la tradottion Italiana » nella quel si narri la venuta loro, e le ca-» gioni e chi essi sono : la qual scrittura » fu data nell’ ¡stesso Consiglio sottoscritta » per mano di tutti quattro in ambedue le » lingue, leggendosi in pubblico con gran » contento di tutti, perciò che prima n’ ha-» veano mostrato qualche desiderio. L’altro » favore fu un ricco presente che lor diede-» ro, cioè, due pezze di velluto, due di da-» masco, due di raso, due di tabi d’ oro ti » due di broccatello pur d’oro ; il color di »tutte parte cremesino, parte pavonazzo; » di più due casse di vetri di varie sorti (i) Era allora doge Nicolò da Ponte elettounel rg marzo 1578, defunto nel 29 luglio i5«5, e quindi pochi giorni dopo il fatto, d anni 9^ 643). Ritrassi parimene do„ Mansio nipote del re di Ficenga, don Michele nipote del re